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Economia

Manovra, Cia: "Duro colpo per l’agricoltura"

Secondo Cia Umbria, le imposte sui fabbricati rurali portano i costi per le imprese a livelli insostenibili. Nella giusta direzione la misura sui terreni agricoli, ma è ancora insufficiente

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PerugiaToday

La Cia Umbria è preoccupata per gli interventi fiscali contenuti nel maxi-emendamento della Manovra. Al settore primario si chiedono pesanti sacrifici, ma non c’è alcun provvedimento a sostegno della crescita imprenditoriale. Con l’abbassamento a 110 del moltiplicatore da applicare ai redditi dominicali é stato riconosciuto il valore dell’attività dell’agricoltore. E’ un primo passo di un percorso che va però proseguito.

E’ un duro colpo per le imprese agricole. Già il documento varato il 4 dicembre scorso conteneva misure penalizzanti per l’agricoltura, ma ora i provvedimenti del maxi-emendamento alla manovra economica del governo Monti sono addirittura peggiorativi per il settore e rischiano mandare in rosso i bilanci di migliaia di aziende.

Un fortissimo aggravio dei costi, attualmente molto onerosi, dovuto soprattutto all'articolo che anticipa l'introduzione dell'Imposta municipale e che conferma l'assoggettamento dei fabbricati rurali abitativi e strumentali, sulla base delle aliquote previste nel testo originario.

Mentre si va nella giusta direzione per i terreni agricoli, per i quali, con l’abbassamento del moltiplicatore, c’è stato un riconoscimento del lavoro del produttore, anche se è ancora insufficiente. E’ quanto sottolinea la Confederazione italiana agricoltori preoccupata per i riflessi che gli interventi di carattere fiscale avranno per i produttori i quali vivono una situazione difficile che nell’immediato futuro sarà ancora più grave

Le modifiche apportate dal maxi-emendamento, frutto della discussione parlamentare, prevedono un ulteriore onere a carico degli agricoltori possessori di fabbricati rurali, costretti ad accatastare gli immobili entro il prossimo 30 novembre 2012. Il che, afferma la Cia, comporterà un costo significativo per il settore stante il numero rilevante di fabbricati ancora presenti, legittimamente, nel catasto terreni.

A questo, ribadisce la Confederazione, si aggiunge la beffa dell'abolizione della disposizione di proroga che consentiva la regolarizzazione dei fabbricati rurali entro il 31 marzo 2012. E tutto ciò, inevitabilmente, riaccenderà il contenzioso, peraltro mai sopito, con i comuni perl'applicazione dell'Ici sui fabbricati rurali con categoria catastale diversa dall'A/6 e dal D/10 per le annualità pregresse. Un problema che, invece, la norma abrogata si era proposta di evitare.

Diverso il giudizio, dice la Cia, sui terreni: con la decisione presa, anche se insufficiente, s’intraprende un percorso teso a dare valore all’attività imprenditoriale di chi vive esclusivamente di agricoltura. Ovviamente l’abbassamento a 110 del moltiplicatore da applicare ai redditi dominicali è solo il primo passo di un percorso che va necessariamente proseguito.

Pur consapevole della gravità della crisi economica e finanziaria del nostro Paese e dell’esigenza di un’equa linea di rigore, la Cia non può non manifestare il suo malcontento per i provvedimenti verso l’agricoltura.

Si chiedono pesanti sacrifici alle aziende agricole che oggi sono oppresse da costi produttivi (ultimo quello del rincaro delle accise per il gasolio) e previdenziali notevoli. Costi che, oltretutto, non sono per nulla controbilanciati da interventi a sostegno della crescita imprenditoriale che si pone quanto mai urgente.

 

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