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L'INTERVENTO | Cna al Governo: "Superbonus, inaccettabile cambiare le regole: tanti umbri hanno avviato cantiere ma ora sono senza liquidita"

“Non siamo tanto amareggiati per la diminuzione al 90% dell’incentivo del Superbonus, quanto e soprattutto dalle modalità con cui il Governo ha cambiato le regole, senza il minimo confronto con le associazioni di rappresentanza delle imprese e prevedendo tempistiche discutibili. Non dimentichiamo che si tratta di decisioni in grado di determinare le sorti di un settore, quello delle costruzioni, che di fatto ha trainato l’eccezionale ripresa economica del 2021/22, contribuendo in modo sostanziale all’aumento del Pil e dell’occupazione". Lo ha affermato con delusione Roberto Giannangeli, direttore di CNA Umbria che ha continuato la sua analisi:

 "Ciò che ci preoccupa – sottolinea Giannangeli -, è la questione relativa alla cessione dei crediti, come denunciamo ormai da mesi. Le banche hanno già chiuso i rubinetti all’inizio della primavera scorsa, mentre in questi ultimi giorni sono le Poste ad aver stoppato l’accettazione dei crediti relativi ai vari bonus edilizi. Ad oggi sono migliaia le imprese che si trovano ad avere i propri cassetti fiscali pieni di crediti che non potranno portare in compensazione. Accanto a loro ci sono altrettanti cittadini che hanno avviato lavori di recupero dei propri immobili grazie alle possibilità offerte dalla normativa e che oggi non hanno la liquidità necessaria a far fronte al cambiamento delle regole in corsa.”

Entrando nello specifico della normativa CNA individua nella cosiddetta responsabilità solidale e nell’impossibilità di una cessione libera e multipla dei crediti, gli scogli che hanno indotto i vari intermediari finanziari a stopparne l’acquisizione.

“Si tratta di aspetti affrontati più volte ma sui quali, nemmeno stavolta, si è arrivati alla quadratura del cerchio” – aggiunge il direttore di CNA Umbria -. Le imprese e i cittadini hanno bisogno di una normativa stabile e duratura, in grado di rilanciare il settore delle costruzioni, contribuendo al contempo a un grande piano di rigenerazione urbana che riqualifichi un patrimonio immobiliare risalente in gran parte agli anni ’50 e ’60, responsabile della produzione di emissioni inquinanti e inadeguato dal punto di vista sismico. Inutile negare che un piano simile non si può realizzare senza misure incentivanti. Per questo auspichiamo che il decreto possa essere oggetto di modifiche nel corso dell’iter parlamentare, anche ad opera dello stesso esecutivo, e che si definisca finalmente la questione spinosa dei crediti. Altrimenti – conclude Giannangeli - dovremo constatare con amarezza che non basta un cambio di Governo per modificare il modo con cui si affrontano i problemi del Paese.”

 
 

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