rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

FOCUS... E vissero felici e contenti, ma non sposati. La lunga crisi del matrimonio in Umbria e in Italia in chiesa o in Comune

Sale anche l'età media di coloro che invece decidono di giurarsi amore. Ecco come sta cambiando il rito che un tempo sanciva la nascita di una nuova famiglia

Sono 184.088 i matrimoni celebrati in Italia nel 2019, con un calo del 6% (-11.690) rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge dall’ultimo report pubblicato dall’Istituto Italiano di Statistica (Istat). Nella parte finale l’analisi ha interessato anche il primo semestre 2020, che ha coinciso con gli esordi della pandemia, precisando che i dati risultano ancora provvisori: in tale semestre sono letteralmente crollati matrimoni, unioni civili, ma anche separazioni e divorzi. La ragione è presto spiegata: le misure di contenimento della pandemia, come l’evitare assembramenti, ed il numero massimo di persone in caso di eventi non hanno permesso grandi festeggiamenti. In tanti hanno preferito rimandare. 

Nel primo trimestre 2020, che ha scontato gli effetti della pandemia limitatamente al mese di marzo, la diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2019 è risultata già evidente: il calo registrato è stato circa del 20% per matrimoni e unioni civili. Il crollo è stato eclatante nel secondo trimestre 2020: meno 80% rispetto al secondo trimestre 2019 per i matrimoni, meno 60% per le unioni civili.

Il calo riguarda essenzialmente i primi matrimoni, cioè quelli celebrati tra persone che si sposano per la prima volta. E’ in diminuzione tuttavia anche la celebrazione delle seconde nozze o successive, con una contrazione del 2,5% anche se ne aumenta l’incidenza: ogni 5 celebrazioni, un ‘sposando’ è alle seconde nozze. La diminuzione dei matrimoni comunque è dovuta prevalentemente al calo delle prime nozze. Assumendo come riferimento il 2008, anno in cui sono entrate in vigore le nuove norme per limitare i matrimoni di comodo e soprattutto sono diventati evidenti gli effetti della crisi economica, i matrimoni tra celibi e nubili sono passati da 212 mila a poco più di 146 mila.

Rispetto al resto del paese, la situazione in Umbria si attesta nella media: nel corso del 2019 i matrimoni celebrati nella regione sono stati complessivamente 2.496 (nel 2018 erano 2.603), 1.401 dei quali con rito civile. Nella provincia di Perugia 1876 (l’anno precedente 2.015), di cui con rito civile 1012. Nell’area ternana invece si sono celebrati 620 matrimoni (588 nei 12 mesi precedenti), di cui con rito civile 389.

Ma come mai ci si sposa meno? Il calo dei primi matrimoni è da mettere in relazione in parte con la progressiva diffusione delle libere unioni che nel ventennio 1998-2018 sono quasi quadruplicate passando da circa 340 mila a 1 milione 370 mila. Le libere unioni sono sempre più diffuse anche in presenza di figli. I bambini nati fuori del matrimonio sono in continuo aumento: nel 2019 un nato su tre ha genitori non coniugati. Sono in continuo aumento anche le convivenze prematrimoniali, le quali possono avere un effetto sul rinvio delle nozze a età più mature. Ma è soprattutto la protratta permanenza dei giovani nella famiglia di origine a determinare il rinvio delle prime nozze. Questo è dovuto all’aumento diffuso della scolarizzazione e allungamento dei tempi formativi; difficoltà nell’ingresso nel mondo del lavoro e condizione di precarietà del lavoro stesso; difficoltà di accesso al mercato delle abitazioni. L’effetto di questi fattori si amplifica nei periodi di contrazione economica, spingendo i giovani a ritardare ulteriormente le scelte della vita adulta tra cui quella della formazione di una famiglia.

Il rinvio delle prime nozze è dunque sempre più accentuato: attualmente per i primi matrimoni entro i 49 anni di età gli uomini hanno in media 33,9 anni e le donne 31,7 (rispettivamente 1,8 e 2,3 anni in più rispetto al 2008). Un’evoluzione della nuzialità riscontrata analizzando l’andamento dell’ultimo quarantennio è la crescita delle nozze celebrate con il rito civile, passate dal 2,3% del 1970, al 36,7% del 2008 fino al 52,6% del 2019, quando sono stati celebrati 96.789 matrimoni con rito civile). I matrimoni con rito civile sono 2 su 3 al Nord e circa 1 su 3 al Sud. Considerando i primi matrimoni di sposi entrambi italiani, che costituiscono l’84,5% del totale dei primi matrimoni, l’incidenza media di quelli celebrati con il rito civile è del 33,4% (nel 2008 era del 20%). Da non sottovalutare tuttavia la variabilità territoriale: si passa dal 21,2% nel Mezzogiorno al 43,5% del Nord e al 41,1% del Centro.

A livello nazionale, nel 2019 i divorzi diminuiscono leggermente (85.349, -13,9% rispetto al 2016, anno di massimo relativo) dopo il boom dovuto agli effetti delle norme introdotte nel 2014 e nel 2015 che hanno semplificato e velocizzato le procedure. Pressoché stabili le separazioni (97.474). Nel primo trimestre del 2020 separazioni e divorzi giudiziali presso i Tribunali hanno registrato un calo, rispettivamente, di 11 e 13 punti percentuali. Meno 60% per le separazioni ed i divorzi consensuali presso i comuni e i tribunali. Separazioni e divorzi giudiziali sono invece diminuiti, rispettivamente, di circa il 40% e il 49%.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

FOCUS... E vissero felici e contenti, ma non sposati. La lunga crisi del matrimonio in Umbria e in Italia in chiesa o in Comune

PerugiaToday è in caricamento