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L'INTERVENTO Coordinamento Rifiuti Zero: "Siamo sicuri dei dati sulla differenziata?"

Pubblichiamo e riceviamo l'intervento-analisi del Coordinamento Rifiuti Zero che esprime grandi perplessità sui valori reali della raccolta della differenziata. Un campanello d'allarme sarebbe il costo della tariffa per il servizio

Pubblichiamo e riceviamo l'intervento-analisi del Coordinamento Rifiuti Zero che esprime grandi perplessità sui valori reali della raccolta della differenziata. Un campanello d'allarme sarebbe il costo della tariffa per il servizio che invece di diminuire continua a crescere.

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Maggiore è la raccolta differenziata, minore è la tariffa media pro capite pagate dai cittadini per il servizio di igiene urbana. E’ questo il dato che emerge da una analisi fatta dal Coordinamento Regionale Umbria Rifiuti Zero sui dati della Raccolta Differenziata (RD) delle regioni italiane.

I dati pubblicati nel rapporto rifiuti urbani 2014 da ISPRA (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale) non lasciano dubbi: le regioni più virtuose che nel 2013 hanno sfiorato l’obiettivo di legge sono state il Trentino Alto Adige e il Veneto (entrambe con RD 64,6%). La prima ha applicato una tariffa media pro capite di € 135, la seconda di € 120, a fronte di una media nazionale di RD del 42% e di una corrispondente tariffa di circa € 158 pro capite.

La verde Umbria nel 2013 ha raggiunto una RD di solo il 45,9% a fronte di una tariffa media pro capite di € 175. Non ci consola sapere che dopo di noi c'erano Toscana, Marche e Lazio questa in fondo alla classifica con il 26,1% di RD e € 210 pro capite. Inoltre, consultando il piano finanziario 2015 del Comune di Perugia risulta che nel 2014 il capoluogo di regione ha raggiunto il 60% di RD con una tariffa pro capite esplosiva di € 223,42, 100 € in più rispetto al Veneto con una RD simile!

C'è qualcosa che non quadra nella gestione umbra dove avviene il contrario delle regioni virtuose. Dove virtuoso significa: più è alta la percentuale di RD più è bassa la tariffa, evidentemente dalla vendita delle materie seconde si ricavano benefici che vengono divisi, giustamente, con i cittadini. Chi si gode i risparmi dovuti alla minore produzione di rifiuti indifferenziati? E in Umbria con chi vengono divisi i benefici di questa gestione che i numeri definiscono non virtuosa?

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