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L'INDAGINE | Crisi e pandemia: un futuro non proprio roseo per l’Umbria. "Siamo tornati ai tempi dell'emigrazione all'estero"

Il confronto degli ultimi dati Istat, rilevati grazie al Censimento Permanente della Popolazione, con il dato storico degli ultimi 70 anni, non lascia ben sperare

Altri dati che dipingono a tinte fosche la situazione in Umbria: il rallentamento della ripresa dell’economia è dovuto in parte dalla perdita complessiva di popolazione residente nel territorio regionale. Ci saranno ancora Umbri nella regione o siamo destinati all’estinzione? Il cuore verde d’Italia vedrà calare ancora e drasticamente la presenza di persone entro i propri confini? I dati emersi dalle ultime rivelazioni non sono certamente incoraggianti.

Il confronto degli ultimi dati Istat, rilevati grazie al Censimento Permanente della Popolazione, con il dato storico degli ultimi 70 anni, non lascia ben sperare: la situazione nel decennio 2011-2019 è molto simile a quella del ventennio immediatamente post bellico (1951-1971). Nel primo caso infatti il tasso di decremento medio annuo è stato del -2 per mille, pari ad una perdita di 14 mila unità: nel secondo caso invece il tasso ddecremento medio annuo era stato del -1,8 per mille, con una diminuzione di 30 mila unità.

“La crisi demografica umbra della metà del secolo scorso fu risolta grazie alla crescita economica e sociale a par ctire dagli anni ’70. Anche oggi questo risulta l’unico modo per garantire il futuro della regione e dei suoi abitanti” spiega Luca Calzola, ricercatore della sede territoriale umbra del Sistan, Sistema Statistico Nazionale. La situazione aveva visto un leggero miglioramento all’inizio degli anni Duemila, grazie ai flussi di immigrazione provenienti dall’estero. Nel periodo 2001-2011 la popolazione umbra ha segnato l’incremento più elevato dalla fine del secondo conflitto mondiale: +60 mila unità, pari ad un tasso di crescita medio annuo del +6,9 per mille. 
 
Dopo il 2011 il saldo migratorio si è progressivamente ridotto e dal 2014 è divenuto insufficiente a compensare il saldo naturale negativo (si sono verificati, cioè, più decessi che nascite con un conseguente impoverimento del numero di unità). Dai Censimenti Permanenti – Data Warehouse, nel 2019 la popolazione straniera residente in Umbria era di    92.399 unità (in tutto il territorio nazionale erano 5.039.000). Complessivamente la popolazione umbra contava poco più di 870 mila persone, 646.710 nella provincia di Perugia, 223.455 nella provincia di Terni.

Da una prima analisi dei dati rilevati nel corso del 2020 la situazione risulta ancora più grave, non solo per il preoccupante calo della natalità e della drastica riduzione dell’immigrazione ma anche a causa dell’aumento netto di mortalità, conseguenza della pandemia. Le stime riportano infatti che la mortalità è aumentata tra le 400 e le 500 unità rispetto alla media degli anni 2015-2019, arrivando a toccare i 10.800 casi. Di contro le nascite, in linea con il trend decrescente degli ultimi anni, ha visto 5.300 nascite in meno rispetto al quinquennio precedentemente menzionato, con una diminuzione di 200 unità. Il saldo naturale negativo dovrebbe arrivare quindi a -5.500 unità. Con un saldo migratorio che si attesta a +1.500 unità, la perdita complessiva della popolazione sarebbe di “sole” 4.000 unità, con una popolazione regionale effettiva di 866mila abitanti. Considerando che a fine 2014 erano quasi 900.000 la perdita è assolutamente evidente.

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