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Economia

Fondazione agraria, licenziati marito e moglie: sindacati si mobilitano

Licenziamento di due lavoratori a tempo indeterminato, marito e moglie, della Fondazione Agraria di Perugia, il primo impegnato nella struttura zootecnica di Casalina, l'altro adibito all'attività agricola

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PerugiaToday

Da alcuni mesi le organizzazioni sindacali Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil sono in attesa di essere convocate dalla Fondazione agraria per conoscere le intenzioni riguardo alla struttura zootecnica di Casalina di Deruta e al progetto di rilancio dell’azienda agraria più grande della regione.

Ad aggravare il clima delle relazioni sindacali è stata la decisione unilaterale sottoscritta dal Presidente della Fondazione agraria, il Magnifico Rettore, riguardo al licenziamento con effetto immediato di due lavoratori a tempo indeterminato. Uno impegnato nella struttura zootecnica di Casalina, l’altro adibito all’attività agricola. Non è secondario, almeno per il sindacato, che i lavoratori raggiunti dal provvedimento sono marito e moglie: la loro unica colpa è quella di essersi ammalati.

Al di là delle interpretazioni che dà l’azienda in merito al superamento del periodo di malattia, il sindacato ritiene che le giornate non lavorate debbano essere considerate nell’anno di riferimento e non in maniera triennale, così come l’istituto previdenziale eroga la prestazione.

Inoltre, a memoria del sindacato, ci risulta che la Fondazione è dotata di un regolamento organico e di alcuni accordi aziendali che tendono a salvaguardare lavoratori che, per loro sfortuna, vengono colpiti da malattie serie e quindi si trovano ad avere una salute cagionevole, non sempre coniugabile perfettamente con il lavoro da svolgere.

Il sindacato chiede al Presidente e al Consiglio di amministrazione di fare una riflessione profonda per le scelte che hanno adottato, a nostro avviso, in maniera troppo affrettata, mettendo dalla mattina alla sera sul lastrico un’intera famiglia. Negli incontri che si sono succeduti nei vari livelli istituzionali l’azienda, per bocca di autorevoli rappresentanti, si è sempre vantata per non aver mai licenziato alcun dipendente.

Alle parole non corrispondono i fatti, con un colpo sono cadute due torri. In passato, quando persistevano problemi riguardanti il personale, era consuetudine che l’azienda incontrasse il sindacato per trovare soluzioni dignitose che non andassero a mortificare soprattutto i lavoratori. Prendiamo atto che questa buona prassi è stata abbandonata a vantaggio di una politica che spesso veniva adottata dalla classe padronale degli anni ’60.

L’azienda, anzichè utilizzare il tempo prezioso per studiare come allontanare i lavoratori, avrebbe dovuto impegnarsi per elaborare una politica di rilancio dell’azienda per farla ritornare ai suoi vecchi splenditori. Tempi lontani, nei quali l’azienda era punto di riferimento dell’agroalimentare umbro.

Il sindacato auspica che dopo una breve pausa di riflessione l’azienda convochi le organizzazioni sindacali per trovare una soluzione dignitosa per il futuro dell’azienda e per i due lavoratori, altrimenti si vedrà costretto ad intraprendere tutte le azioni sindacali e legali possibili a tutela dei lavoratori.



 

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