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Economia Nocera Umbra

Ex Merloni, scatta il licenziamento collettivo per quasi 500 lavoratori: "Un fallimento delle istituzioni e dell'imprenditoria"

I sindacati: "La situazione è drammatica, perché molti lavoratori avranno difficoltà a trovare una nuova occupazione con effetti che rischiano di essere spaventosi sullo spopolamento del territorio della fascia appenninica"

“Un fallimento delle istituzioni, della politica, dell'imprenditoria, non certo dei lavoratori che in questi anni hanno provato in ogni mondo e con ogni sacrificio a mantenere aperta una speranza di futuro per un'azienda storica e fondamentale per il territorio della fascia appenninica, come la ex Antonio Merloni”. Parole di Marco Bizzarri, segretario generale della Fiom Cgil di Perugia, nel giorno in cui i 240 addetti Indelfab dello stabilimento di Colle di Nocera, così come i loro colleghi marchigiani di Fabriano, escono definitivamente dal perimetro aziendale e diventano disoccupati. Il 15 maggio è scaduta la cassa integrazione per cessazione ed è scattato il licenziamento collettivo di circa 500 persone: 245 del sito di Santa Maria di Fabriano e 244 in Umbria. Da lunedì 16 maggio sono partite ufficialmente le domande per poter beneficiare della Naspi per due anni.

“È davvero grave che in tutti questi anni e avendo speso ingenti risorse pubbliche sia per gli ammortizzatori che per ipotetici accordi di programma – continua Bizzarri – non si sia riusciti a disegnare un futuro occupazionale e produttivo in questo territorio, dove meno di 20 anni fa quasi 2000 persone vivevano di industria e lavoro. Ma la sconfitta di oggi non può e non deve rappresentare un disimpegno, di certo non lo rappresenta per la Fiom – conclude Bizzarri – Le istituzioni locali, regionali, nazionali devono farsi carico di non abbandonare la fascia appenninica al suo destino di spopolamento e impoverimento, sfidando l'imprenditoria, se c'è, a investire e scommettere su un territorio che ha ampiamente dimostrato in passato di poter essere protagonista di sviluppo e crescita economica”.

“È la fine di un'epoca - aggiunge Luciano Recchioni, storico delegato Merloni per la Fiom Cgil - si sono succeduti governi, amministrazioni e imprenditori, ma tutto è rimasto fermo. Oggi ci ritroviamo con lo stabilimento deserto, solo la parte della mensa, che è stata venduta, sarà riconvertita. La situazione è drammatica, perché molti lavoratori avranno difficoltà a trovare una nuova occupazione con effetti che rischiano di essere spaventosi sullo spopolamento del territorio della fascia appenninica. Ecco perché questo territorio non può essere lasciato solo”.

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