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Economia

Euroservice, la Cgil avverte: "La questione non è conclusa"

Lettera aperta di Mauro Moriconi, segretario della CGIL di Perugia, responsabile della Zona del Lago Trasimeno, Todi e Marsciano sulla precarietà delle 46 lavoratrici di Euroservice

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PerugiaToday

"La vicenda di Euroservice, delle 46 donne precarie disoccupate, non è affatto conclusa. Non si illuda nessuno che l’impegno preso da Nestlè di ricollocare le lavoratrice (cosa pur importante e che abbiamo apprezzato e sulla cui realizzazione continueremo a vigilare) sia elemento sufficiente a soddisfare la lotta messa in campo". Lo afferma il segretario Cgil Perugia e responsabile zona Trasimeno, Mauro Moriconi.
    
Moriconi continua affermando che: "Lo abbiamo detto più volte, la lotta di queste lavoratrici non aveva solo una valenza economica – seppur importante – ma anche un significato simbolico notevole per più ordini di motivi: in primo luogo questa vertenza è l’emblema di una regressione della condizione femminile nel mondo del lavoro, è un po’ lo specchio di questa società dove i primi a pagare sono i più deboli i precari, le donne, magari ultracinquantenni a cui questo governo di “tecnocrati illuminati” ha anche spostato in avanti il traguardo della pensione.

Credevamo-continua la nota- di avere acquisito per sempre che il lavoro fosse strumento di riscatto della classe operaia ma anche per l’emancipazione della donna; anni di politiche neoliberiste, basate su un idea di sviluppo legata alla contrazione dei salari e dei diritti, ci hanno riportato indietro di 40 anni non solo nelle condizione materiali ma anche rispetto alla  posizione di subalternità culturale cui il lavoro è oggi relegato nella società.
    
La vicenda Euroservice intreccia però anche la questione dell’arretratezza del sistema economico e industriale del Trasimeno: "Oggi è vero c’è crisi, ma questo territorio paga il prezzo anche di una scarsa capacità del tessuto imprenditoriale di creare uno sviluppo vero (capace di produrre ricchezza e posti di lavoro)  non solo nel manifatturiero, non è questa la vocazione di questa zona, ma neanche in quelli che potevano essere settori strategici come il turismo e l’agricoltura. E paga anche il prezzo di una scarsa capacità di direzione politica che sia in grado di far uscire il Trasimeno dalle secche che non sono solo quelle dovute alla siccità".

In questo quadro-insiste il segretario Cgil- Euroservice fu la risposta a un processo di deindustrializzazione messo in atto all’epoca da Perugina: un lavoro “povero” ma dignitoso che comunque ha garantito un pezzo importante di reddito per centinaia di famiglie.

Poi c’è la questione delle multinazionali e del loro rapporto con il territorio. "Noi pensiamo che, così come previsto dalla costituzione, sulle imprese ricada una responsabilità sociale (anche se c’è chi pensa sia giusto abrogare l’art. 41 della “Carta”) e cioè che le imprese (comprese le multinazionali) non possano sfruttare beni di un territorio, il corpo e l’intelligenza dei lavoratori, per far crescere i propri profitti e poi in qualsiasi momento, quando non conviene più, salutare tutti, magari dispensando pacche sulle spalle ma lasciando dietro un deserto. La CGIL per questo chiede con forza a Euroservice che elabori un piano industriale di rilancio dell’attività produttiva, e a Nestlè di svolgere un ruolo attivo in questa “partita”: Nestlè non può chiamarsi fuori dai giochi; in questi 23 anni hanno maturato un credito morale nei confronti della multinazionale, non solo le lavoratrici, ma l’intera comunità.

Il compito del sindacato è duplice, da un lato conseguire mediazioni accettabili che diano risposte concrete e immediate ai bisogni delle lavoratrici, ma dall’altro, e questo è più difficile, non solo fare argine al progressivo depauperamento del sistema dei diritti e delle tutele di chi lavora che ha attraversato l’ultimo ventennio, ma anche fornire una prospettiva per un’inversione di tendenza, per rimettere il lavoro e la dignità delle persone al centro, cioè come obiettivo, delle politiche di crescita dell’economia. La CGIL non può rinunciare al proprio ruolo di soggetto sociale che si adopera per la trasformazione della società, e che non si arrende al declino industriale e non si rassegna alla deriva neoliberista.

La lotta delle lavoratrici di Euroservice (delle 46 donne precarie disoccupate) in fondo ci parla anche di questo: l'obiettivo è ambizioso ma la lotta continuerà perché è necessario invertire la tendenza anche a partire dalle piccole vertenze. Piccole vertenze realizzate da grandi protagoniste.
 

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