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Gli effetti del Coronavirus rischiano di mandare all'aria le imprese: benessere, turismo e agricoltura tra le più a rischio

In questo momento in cui rimane comunque prioritaria la tutela della salute della collettività, alcuni comparti strategici rischiano la crisi. Chiesta la sospensione di tasse e scadenze e l’attivazione di misure di sostegno

Gli effetti del Coronavirus si stanno facendo duramente sentire anche in alcuni comparti strategici della nostra economia, mettendo a dura prova il settore agricolo e le imprese del turismo e del benessere. Di queste, sono oltre duemila in Umbria - tra parrucchieri, estetiste e tatuatori - quelle coinvolte. A chiedere subito la sospensione di tasse e scadenze e l’attivazione di misure di sostegno è il direttore di Cna Umbria, Roberto Giannangeli. “Dopo quelle del turismo e del trasporto persone, sono le imprese del benessere a subire un colpo durissimo a causa dell’emergenza coronavirus. Chiediamo anche per loro chiarezza sulle regole e l’attivazione di tutte le misure di protezione allo studio per le categorie più colpite”.

Se da un lato il provvedimento consente lo spostamento delle persone solo per motivi di comprovata necessità, sottolinea Giannageli - dall’altro dà la possibilità agli operatori del settore benessere di proseguire l’attività purché adottino le precauzioni legate all’igiene degli ambienti e lavorino su appuntamento. “Il problema è che i clienti non ci sono, gli appuntamenti già presi vengono disdetti”. C’è chi abbassa le serrande temporaneamente e chi, invece, decide ci continuare nonostante i pochissimi clienti. “Probabilmente – spiega il direttore di Cna Umbria - la soluzione per garantire la sicurezza è quella di disporre la chiusura obbligatoria di tutti gli esercizi. Ma una misura di questo tipo deve essere obbligatoriamente accompagnata dall’inserimento di questa categoria di imprese tra quelle maggiormente colpite e che quindi potranno usufruire per legge della sospensione dei mutui e della dilazione di tutte le scadenze fiscali, contributive e tributarie. Inoltre bisogna considerare che una parte di questi operatori esercita autonomamente: anche per questi va previsto l’indennizzo che dovrà essere riconosciuto per le partite Iva”. E se la gran parte di queste misure deriva da provvedimenti nazionali, anche le Regioni hanno un ruolo nel cercare di fare chiarezza.

Per il settore agricolo e agroindustriale umbro, interviene, invece, il presidente di Confagricoltura Umbria, Fabio Rossi, che ha voluto inviare una lettera all’assessore regionale Roberto Morroni  per iniziare a riflettere su come far ripartire le imprese, in particolare quelle che hanno risentito di più della riduzione degli ordini, soprattutto esteri. Non solo il comparto agricolo umbro, ma anche i settori da cui esso dipende come ristorazione, grande distribuzione, grossisti, commercio estero.

Per evitare che le imprese cadano in ginocchio, per il sindacato degli agricoltori umbro il primo passo è l’accelerazione dei pagamenti (aiuti diretti e sviluppo rurale-Psr) e la facilitazione del credito attivando le forme di garanzia, il rispetto degli impegni legati alla partecipazione di aziende a bandi pubblici, oltre che concordare con Governo e Agea provvedimenti per affrontate le prossime scadenze burocratiche.“Confagricoltura Umbria è fiduciosa per gli interventi che il Governo adotterà in materia di lavoro e sostegno alle imprese agricole”-  sottolinea il presidente Rossi - con l’auspicio, aggiunge, “che saranno efficaci e pronti all’uso”.

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