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STORIE DI ECCELLENZE REGIONALI Tracciabilità del prodotto come garanzia di qualità: l'olio umbro è al top con la "tracciabilità isotopica"

Il progetto di tracciabilità isotopica dell’olio, promosso da Confagricoltura Umbria, è stato presentato a Tuttofood Milano con altri prestigiosi partner: è un modello per garantire la qualità del prodotto in maniera scientifica

L'olio umbro è stato protagonista a Milano a TUTTOFOOD, grazie alla presentazione lde progetto di Confagricoltura Umbria “Tracciabilità isotopica dell’olio umbro”, ospitqtq dq UNAPOL, Unione Nazionale Associazioni Produttori Olivicoli. Un’occasione unica per mostrare al pubblico i recenti e incoraggianti risultati ottenuti nella tracciabilità del prodotto, al fine di tutelare il consumatore finale e il produttore. “La tracciabilità del prodotto è la maggiore garanzia che si possa dare al consumatore”, ha detto Tommaso Loiodice, presidente UNAPOL. “Una tracciabilità di livello, che garantisca l’esistenza di un solo passaggio: dal campo alla tavola”.

La tracciabilità isotopica, ha spiegato la dott.ssa Luana Bontempo, della Fondazione Edmund Mach, “è uno strumento analitico per la verifica della provenienza dei prodotti della filiera agroalimentare. L’olio, nello specifico, eredita l’impronta isotopica dalla pianta d’ulivo, influenzata dalle caratteristiche del luogo in cui è cresciuta. Analizzandolo, è possibile determinare l’impronta isotopica nel prodotto, riuscendo a recuperare una serie di informazioni sulla storia del prodotto stesso e generare di conseguenza una sorta di impronta digitale, o carta d’identità”.

Un modo univoco e certificato, anche legalmente, di identificare il prodotto e creare un valore aggiunto per il produttore, come ha sottolineato l’intervento di Fabio Rossi, presidente di Confagricoltura Umbria: “Quello che stiamo facendo è cercare di valorizzare il prodotto, per garantire la tutela dei consumatori dalla contraffazione e allo stesso tempo giustificare un prezzo adeguato a coprire tutti i costi. Qui si innesta poi il tema assolutamente attuale della transizione ecologica: questa fotografia del prodotto molto precisa dà la possibilità all’agricoltore di valutare le corrette pratiche agronomiche. Proprio per muoverci in questa direzione abbiamo attivato anche una nuova convenzione con l’Università di Perugia, al fine di favorire la continua sperimentazione”.

L’attività svolta fino ad ora ha riguardato un’indagine sviluppata su più livelli. Il primo è quello regionale, attraverso il reperimento annuale di 100 campioni di olio umbro proveniente dalle 5 sottozone dell'olio Dop Umbria (Colli del Trasimeno, Colli Orvietani, Colli Amerini, Colli Assisi Spoleto, Colli Martani) e operato da ASSOPROL Umbria, partner del progetto e rappresentata dal tecnico agronomo Daniele Converso. Con il supporto di UNAPOL poi, è stato possibile dare seguito all’attività di campionamento in altre 7 regioni italiane a vocazione olivicola, per acquisire informazioni di riferimento per un totale circa 105 campioni all’anno.

La Fondazione Edmund Mach, di San Michele all’Adige (TN), partner del progetto, si è occupata di analizzare i campioni e realizzare i vari profili di caratterizzazione isotopica al fine di “fotografare” la composizione dell'olio, in modo da garantirne la tracciabilità lungo tutta la filiera. Le particolari caratteristiche geografiche, la variabilità genetica ed il microclima di ogni campione di olio analizzato conferiscono un'impronta isotopica all'olio extra vergine di oliva. Proprio tale impronta, confermata in più annualità, potrà essere usata in maniera oggettiva attraverso il legame con il territorio, a garanzia del prodotto e a tutela del consumatore finale.

“La provenienza da uno specifico territorio, che può essere l’Umbria come qualsiasi altra regione d’Italia”, ha concluso il Presidente di Confagricoltura Umbria Fabio Rossi, “necessita anche di una qualità elevatissima. Quindi bisogna lavorare sia sulla certezza della tracciabilità che sull’innovazione tecnologica per ciò che riguarda le fasi di tipo agronomico, in modo tale da valorizzare e non penalizzare la qualità dell’olio”. 

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