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Della ripresa in Umbria non c'è traccia: in 17mila in cassa integrazione e 13mila dimenticati

"Guardando dall'Umbria alla ripresa di cui si parla tanto a livello nazionale si può dire che è solo un miraggio estivo": lo ha affermato Mario Bravi della Cgil che ha fornito alcuni numeri della grande crisi. In 13mila senza la copertura della cassa integrazione

Nella nostra regione la crisi continua ad essere pesante. L'emergenza lavoro resta la grande priorità da affrontare e risolvere. Secondo la Cgil dell'Umbria i dati della cassa-integrazione continuano a crescere: in cassa integrazione ordinaria sono 6.519, quelli in cassa integrazione straordinaria 5.830 e 4.373 quelli che risultano utilizzare la cassa integrazione in deroga.

Ma il dato sarebbe nettamente superiore se fossero conteggiati quei 13mila umbri che sono rimasti fuori da qualsiasi sostegno economico per via della mancata copertura economica della cassa integrazione in deroga. Tanti lavoratori che non trovano corrispondenza nei dati dell’INPS.

"Per questo ribadiamo come CGIL dell’Umbria - hanno ribadito Mario Bravi Segretario Generale CGIL Umbria, Lucia Rossi Resp. Dip. Economico - l’esigenza di continuare a fronteggiare la crisi di cui non si vede la fine finanziando gli ammortizzatori sociali e la loro copertura. Nell’andamento della CIG nella nostra regione è estremamente preoccupante il dato  sulla CIGS. Infatti nel periodo giugno-luglio la nostra regione risulta avere nel 2013 l’aumento più consistente tra tutte le regioni salvo il Trentino: +72,07%. Se si guarda poi alle aziende che richiedono questo particolare ammortizzatore sociale, la nostra regione risulta avere l’aumento più consistente a livello nazionale (+148%), infatti, rispetto al 2012 le aziende che hanno fatto ricorso a questo strumento sono passate da 25 a 62. Quindi, guardando dall’Umbria alla ripresa di cui si parla tanto a livello nazionale, dobbiamo dire, con buona pace di Saccomanni, che questa è un miraggio estivo". 

La Cgil torna a chiedere alle istituzioni locali e nazionali che occorrono "politiche attive del lavoro e rilancio della domanda, chiudendo con la linea rigorista della BCE e del fondo monetario internazionale". Per tutti questi motivi il sindacato rilancia un piano del lavoro in Italia e in Umbria. 

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