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Manifestazione in difesa della Perugina, l'altra opinione: "Messaggio debole". "Dov'erano i cittadini?"

Dopo la manifestazione di sabato in centro non c'è solo chi esulta e chi è convinto di aver mandato un messaggio forte e chiaro alla multinazionale sugli esuberi, ma c'è anche chi è convinto che qualcosa è mancato... che anche di fronte a questa crisi emerga il classico si salvi chi può tra i cittadini.

Ma siamo sicuri che è stato un successo la manifestazione di sabato a difesa della Perugina e contro gli esuberi previsti da Nestlè che si aggirano dal 2018 intorno ai 360? Per le Rsu lo è stato, per i sindacati pure e anche per i rappresentanti delle tante vertenze dell'Umbria che sono state invitate sul palco e sperano ora di aver più forza da questo nuovo blocco guidato dalla Perugina, simbolo di Perugia e una delle aziende più grandi della provincia. Un successo parziale, da bicchiere mezzo vuoto, invece per alcuni settori della sinistra. Un'affluenza da 1500-2000 persone di sabato non è da sballo.

Di liberi cittadini, di perugini fortemente indagnati, seppur impiegati in altri settori, non c'erano tantissimi. Persino un giornalista di sinistra, uno scrittore impegnato e in prima linea sulla questione lavoro, come Giovanni Dozzini, ha scritto su Fb: "E' stata una bella piazza, ma non una piazza gremita. C'erano i lavoratori, i sindacati, i politici locali di destra e di sinistra, i giornalisti. Gente comune poca.  Perugia, per ora, di fronte alla crisi della sua azienda più rappresentativa sonnecchia. L'impressione è che il pensiero egemone sia ormai il si salvi chi può, qua come altrove. Di chi sta peggio di noi, in altre parole, ci importa sempre di meno. Che sia un operaio sul punto di perdere il lavoro, un migrante o uno che fatica ad arrivare alla fine del mese. Quello di oggi doveva essere un segnale, e a me purtroppo è parso debole".

Un segnale debole spiega nonostante lo sforzo immane di sindacati e Rsu a cui va dato merito di lottare senza sosta. Scontento per le conclusioni e per la piazza non gremitissima il coordinatore nazionale dei Giovani Comunisti, il perugino Ferroni: "Di ritorno dalla "manifestazione" in solidarietà agli oltre 300 presunti “esuberi” segnalati dalla Nestlé Perugina, rimane molto amaro in bocca per una piazza numerosa ma non pienissima, troppo poco determinata, una piazza che non è stata nemmeno in grado di chiedere uno sciopero generale e generalizzato! Insomma bene ma non benissimo, non capiamo perché la multinazionale Nestlé dovrebbe decidere di fare un passo indietro rispetto ai licenziamenti dopo la giornata di oggi...Senza un minimo di conflitto come faremo a riprenderci ciò che ci spetta? Speriamo l'autunno quello caldo arrivi preso e noi lavoreremo perché lo sia". C'è la sensazione che ormai la piazza virtuale abbia sostituito quella reale, che la crisi abbia sgretolato il senso di comunità ed abbia portato in dote il classico si salvi chi può! Ecco quello che vogliono chi oggi vuole dividere per tagliare il lavoro e diritti. Ce lo possiamo permettere? Decisamente no.

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