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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Il Tunnel della crisi è sempre più lungo: l'Umbria invece di risalire sprofonda

La regione fatica più di altre aree del Paese ad uscire dalla fase recessiva. Lo dicono i numeri dell'ultima indagine congiunturale di Unioncamere Umbria sulle imprese

Il Tunnel è sempre più lungo, anzi sembra essere a questo punto infinito. Nel gorgo della crisi l'Umbria, imprese e lavoratori, purtroppo scendono sempre più giù e non c'è la risalita annunciata e che sembrava avere dei fondamenti di verità con gli ultimi dati economici. La regione fatica più di altre aree del Paese ad uscire dalla fase recessiva. Lo dicono i numeri dell'ultima indagine congiunturale di Unioncamere Umbria sulle imprese manifatturiere e commerciali, relativa al secondo trimestre 2014. 

Sono i dati ufficiali più recenti a disposizione. In generale, vanno meglio le aziende più grandi e strutturate. Le piccole e piccolissime imprese sono ancora immerse nella durissima crisi. Qualche luce arriva dai mercati esteri dove il segno positivo è comune in tutte le attività economiche anche se il rallentamento, rispetto alle performances dei mesi precedenti, appare evidente. 

Sulle cifre negative pesano le incertezze del polo ternano dell'acciaio che di certo condizionano le statistiche generali. Ma la battuta d'arresto appare comunque brusca, dopo una lunga sequenza di trimestri i cui risultati sembravano presagire  un’imminente uscita dal periodo più difficile.

Giorgio Mencaroni, presidente di Unioncamere Umbria avverte: "Di fronte a una situazione così grave occorre una risposta comune ed eccezionale di tutte le istituzioni politiche ed economiche. E' urgente far ripartire un ciclo positivo di investimenti pubblici e privati. A partire dal settore dell'edilizia che può ridare forza a tante piccole e piccolissime imprese del nostro territorio. Le banche devono aiutare di più le aziende. Dal governo centrale ci aspettiamo che vengano liberate risorse finanziarie vitali per le imprese. E che si punti con decisione ad una vera semplificazione burocratica".

Il calo del fatturato è del -2,2% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, lontano dal lieve incremento del dato medio nazionale (+0,3%). Il 57% degli imprenditori segnala una situazione invariata, il 29% una flessione e solo il 14% un miglioramento. 

Il fatturato verso i mercati esteri cresce invece rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (+1,3%) ma molto meno del primo trimestre 2014 (+4,6%) e è ancora molto più basso del dato medio nazionale (+2,9%). Il 24% degli imprenditori si aspetta una crescita e il 16% un peggioramento della situazione.

La variazione degli ordinativi è negativa del -2,2% rispetto al secondo trimestre del 2013. Fra gli imprenditori intervistati il 30% si aspetta una ulteriore diminuzione e il 14% prevede un aumento. I dati sono più brutti di quelli delle altre regioni del Centro Italia (-1,9%) a fronte della perfetta stabilità del dato medio nazionale.

Colpisce, dopo una lunga serie di risultati positivi, la brusca frenata delle industrie alimentari: -2,1% rispetto al corrispondente trimestre del 2013, proprio mentre il settore a livelli nazionali presenta finalmente dati di stabilità. Cresce il mercato estero (+0,4) ma molto meno del primo trimestre 2014 quando l'espansione del settore era stata del + 4,5%.

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