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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Coronavirus e crisi, l'Istat: "In Umbria tessuto produttivo ad alto rischio combinato"

Nell'ultimo 'Rapporto sulla competitività dei settori produttivi' emerge un'accentuazione del divario tra le aree geografiche italiane. E l'economia umbra rischia di 'scivolare' sempre più a Sud

La crisi economica legata all'emergenza coronavirus ha acuito il divario tra le aree geografiche d'Italia, con l'Umbria che sembra sempre più 'scivolare' verso il Sud. È il quadro che emerge dall'ultimo 'Rapporto sulla competitività dei settori produttivi' (giunto alla nona edizione) pubblicato dall'Istat. 

RISCHIO 'COMBINATO' - "Un indicatore del grado di 'rischio combinato' (in termini di imprese e addetti) dei territori - si legge nel documento dell'Istituto nazionale di statistica - permette di evidenziare come la crisi tenda ad accentuare il divario tra le aree geografiche italiane: delle sei regioni il cui tessuto produttivo risulta ad alto rischio combinato, cinque appartengono al Mezzogiorno, (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Sardegna) e una al Centro Italia (Umbria). Le sei regioni classificabili a rischio basso si trovano invece tutte nell’Italia settentrionale (Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento)". 

QUADRO MACROECONOMICO - Il rapporto fornisce un quadro informativo dettagliato e tempestivo sulla struttura, la performance e la dinamica del sistema produttivo italiano con alcune prime misurazioni degli effetti economici della pandemia. Si parte dal piano macroeconomico: "I dati internazionali relativi al 2020 evidenziano la diversità dell’impatto esercitato dalla crisi: con l’eccezione della Cina, che nel secondo semestre ha pienamente recuperato i livelli di attività precedenti la pandemia, tutte le principali economie mondiali sono state interessate da una fase recessiva, relativamente meno intensa negli Stati Uniti rispetto ai Paesi europei".

PRODUTTIVITA DEL LAVORO - C'è comunque un dato in cui l'Italia si mette in evidenza: "Alla luce della dinamica del valore aggiunto osservata nei diversi paesi, la produttività del lavoro (misurata in termini di valore aggiunto per ora lavorata) ha registrato un incremento del 2,7% nel nostro Paese, a fronte di variazioni sostanzialmente nulle in Francia, Spagna e Germania. L’aumento è stato minimo nella manifattura ma considerevole nel terziario, in misura del tutto anomala rispetto alle tendenze del comparto".

IL TESSILE UMBRO - Si passa poi all'analisi dei vari territori della Penisola: "Le regioni la cui economia è specializzata nelle attività più colpite dalla recessione appartengono a tutte le macroripartizioni: Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Sardegna, Lazio e Toscana (settori del turismo), Veneto, Toscana, Umbria e Marche (tessile), Calabria e Sicilia (commercio e ristorazione). Sulla base dei risultati delle indagini sugli effetti della crisi da Covid-19, in 11 regioni almeno la metà delle imprese presenta almeno due di tre criticità che le denotano a rischio Alto o Medio-alto (riduzione di fatturato, seri rischi operativi e nessuna strategia di reazione alla crisi). Sette sono nel Mezzogiorno (Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Puglia), una al Nord (Provincia autonoma di Bolzano) e tre nel Centro Italia (Lazio, Umbria e Toscana)". 

OCCUPAZIONE - Considerando nello specifico l’occupazione, "circa un terzo degli addetti totali (32,6%) è impiegato in imprese a rischio Alto o Medio-alto. Delle nove regioni nelle quali tale quota supera il 40%, sette sono nel Mezzogiorno (Basilicata, Calabria, Abruzzo, Sardegna, Molise, Sicilia e Campania), una nel Centro (Umbria) e una nel Nord (Valle d’Aosta)". Nelle regioni del Centro, "le aree a maggiore fragilità sono individuabili soprattutto nelle zone agricole e turistiche della Toscana (Monte Argentario, Orbetello, Montalcino, Portoferraio, ad esempio), dell’alto Lazio (Acquapendente, Civita Castellana) e in alcune zone dell’Umbria (Cascia, Norcia) e del basso Lazio (Sabaudia, Gaeta, Terracina).

Il 'Rapporto-Competitività 2021' dell'Istat (scaricalo qui)

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