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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Nocera Umbra, Merloni: la voce del Comitato dei lavoratori

Il comitato dei lavoratori dello stabilimento della Merloni di Nocera Umbra esprime preoccupazione dopo l'accordo tra i sindacati e Qs Group

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PerugiaToday

Il Comitato dei Lavoratori A.Merloni dello stabilimento di Colle di Nocera Umbra, dopo la firma per la cessione degli stabilimenti ex Merloni alla Qs Group avvenuta lunedì al Ministero dello Sviluppo economico, non può certo festeggiare per l'esito della trattativa che si ripercuote negativamente non solo sui 1300 lavoratori restati fuori dalla cessione, ma anche sui 700 che forse verranno riassorbiti nell'arco dei quattro anni.

"Probabilmente a festeggiare sarà chi, dopo aver lasciato senza lavoro migliaia di persone, riuscirà in 3 anni ad azzerare i debiti e riappropiarsi degli immobili per poco più di dieci milioni di euro, tenendo presente che la procedura prevede che il valore degli stessi è subordinato al numero dei  lavoratori che vengono riassorbiti; quindi ne deduciamo che a permettere tutto ciò siano stati sindacati e Istituzioni che hanno gestito la trattativa, considerando che dei due stabilimenti umbri e marchigiani solamente una piccola parte (40 mila metri quadri dello stabilimento di Nocera Umbra) non sarà rilevata  dalla nuova società, e solamente un terzo della forza lavoro verrà riassunta.

Ora i sindacati stanno chiedendo alle banche di fare la loro parte, cioè di non ostacolare la cessione,  ma non dovrebbero stupirsi dato che il Comitato di Sorveglianza composto dai creditori dell'A.Merloni in A.S, “tra i quali anche le stesse banche”, chiamato a valutare il piano industriale della QS Group, già allora le banche avevano giudicato insufficiente l'intero progetto.

I sindacati confederali possono mettere a tacere gli operai come hanno sempre fatto, ma non certo le banche e probabilmente se avessero indetto democraticamente un referendum tra i lavoratori dopo una discussione del piano industriale,"a partire dalla capacità rioccupazionale" non si sarebbero presi mandato di chiudere la trattativa, come accaduto nelle assemblee di fabbrica del 15 novembre.

In qualsiasi altra azienda d'Italia, gli operai non avrebbero mai permesso ai sindacati di fare un referendum per alzata di mano come è stato fatto alla Merloni, liquidando una questione così importante in un'ora di assemblea, con le solite promesse ed illusioni; in altre fabbriche, come a Mirafiori, sono stati necessari mesi di trattative, discussioni ed intere trasmissioni televisive, perchè in questi casi c'è in gioco il futuro ed il destino di migliaia di lavoratori. C'è da dire che a Mirafiori, oltre ai Cobas, c'era anche un sindacato confederale, dalla parte degli operai, qui alla Merloni invece, ne sfrutta solo il nome e oltre a non fare il proprio dovere, si preoccupa soltanto di mercanteggiare le tessere con la Cisl.

Ricordiamo i punti per i quali un referendum può dichiararsi valido: - si può svolgere solo dopo il 15° giorno dalla sua indizione e non oltre il 21° giorno - tutti i lavoratori in forza hanno diritto al voto - devono votare almeno il 50% + 1 degli aventi diritto - il voto  deve essere a  scrutinio segreto  e non come è stato fatto alla Merloni, per alzate di mano(tra l'altro neanche contate) e con alcuni sindacalisti che stavano facendo foto e  riprese video durante il voto.

Comunque, nonostante questo, la metà dei lavoratori presenti alle assemblee, ha avuto il coraggio di non votare,anche se come al solito i sindacati hanno ignorato la realtà dei fatti dichiarando anche attraverso la stampa cose non vere su quanto ha espresso l’assemblea dei lavoratori presenti.

Ed ora l'ennesima farsa, i questionari per la selezione del personale che verrà riassunto, come se nulla fosse già deciso, quando in realtà già da tempo i sindacati, in base alla propria quota di iscritti,hanno consegnato le proprie lista,selezionate senza alcun criterio ma con la solita logica,quella del più raccomandato. L'ultimo punto,ma non meno importante,su cui vogliamo soffermarci, è l'eventuale esclusione a priori delle donne, di cui tanto si parla, cosa inaccettabile se solo fosse vera, sarebbe soltanto l'ennesima discriminazione femminile sul lavoro, verso una minoranza che comunque ha contribuito alla crescita dell'A.Merloni negli anni del maggiore sviluppo.

 
 

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