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Economia

"Ceramica Made in Umbria": le aziende si uniscono per conquistare Cina e Russia

Una collezione nel segno del design di 45 pezzi realizzati da 21 aziende del territorio. Una vetrina per rilanciare tradizione, stile e proteggere il made in umbria. Prevista anche un app e un sito internet

Rilanciare la ceramica umbra, a partire da una collezione unica che reinterpreta la tradizione artistica alla luce di una sensibilità estetica internazionale contemporanea. È il progetto ‘Ceramica made in Umbria’, promosso dalla Regione Umbria e nato con l’intento di individuare le aziende rappresentative del territorio con cui sviluppare un’idea unitaria e innovativa di rilancio e promozione del comparto da esportare anche nei mercati esteri, in particolare in Russia e Cina. 

L’iniziativa si espleta in una collezione di 45 articoli di proprietà della Regione Umbria (visitabile nello Spazio Umbria dell’ex ospedale perugino Fatebenefratelli), realizzati da 21 imprese che hanno la facoltà di riprodurli e commercializzarli senza alcun obbligo di royalty nei confronti del progettista della collezione. Questo è solo uno degli elementi innovativi dell’iniziativa, secondo Franco Billi, dirigente regionale del servizio Politiche per credito e internazionalizzazione imprese, che, durante la presentazione dell’evento, mercoledì 9 luglio, alla presenza dell’assessore allo sviluppo economico della Regione Umbria, Vincenzo Riommi, ha anche ricordato come tra i fini istituzionali della Regione rientra quello di valorizzare l’artigianato artistico. 

A spiegare il progetto, che si avvale anche di un piano di comunicazione, con l’ausilio di strumenti multimediali, tra cui un app per smartphone e un sito web, c’erano anche Luigi Rossetti e Giovanni Tarpani, rispettivamente coordinatore dell’area Imprese, lavoro e istruzione e del servizio Comunicazione istituzionale della Regione Umbria, Massimiliano Tremiterra, direttore del Centro estero Umbria, e la designer della collezione, nonché docente dell’Istituto italiano design di Perugia, Elisabetta Furin. 

“Sono prodotti – ha spiegato la designer – che spaziano dalla tavola all’arredo e al gift, per situazioni private e pubbliche, e interpretano il concept del ‘banchetto contemporaneo’, elemento centrale della cultura classica ed etrusca, in tendenza con l’ascesa di tutte quelle situazioni di convivialità sociale, come aperitivi, degustazioni e catering. Una collezione in cui la maiolica è associata a materiali insoliti come il cashmere”. 

“L’Umbria – ha detto Riommi – vanta ben 4 centri di antica tradizione ceramica: Deruta, Gualdo Tadino, Gubbio e Orvieto. Il settore, che sconta una fase di crisi, merita un ripensamento strategico. Le politiche messe in atto sono mirate soprattutto a ripensare l’offerta formativa, l’immagine stessa del prodotto e la sua internazionalizzazione, attraverso l’aggregazione in rete delle imprese”. L’individuazione delle 21 aziende ceramiche deriva da una ricerca, condotta in collaborazione con la facoltà di economia dell’Università degli Studi di Perugia, che ha fotografato l’attuale situazione delle aziende e il loro livello di preparazione all’internazionalizzazione. “Puntare sul design e sull’innovazione – ha detto Rossetti – è una scommessa delle politiche industriali che stiamo portando avanti con progetti per la valorizzare della rete di imprese per l’innovazione (bando ‘Istart’ www.umbriainnovazione.it). Per le politiche del lavoro, invece, il bando per l’artigianato sta permettendo a 80 giovani di realizzare un tirocinio in alcune aziende del settore”.

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