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Due aziende umbre brillano in Borsa, male le altre: chi sale e chi scende

Cucinelli e Smre crescono in controtendenza rispetto alla tendenza nazionale, l'andamento a Piazza Affari delle 6 compagini. L'analisi di Esg89 Group

Nell'anno terribile della Borsa italiana, con una flessione complessiva del 16%, brillano la Brunello Cucinelli spa e la Smre di Umbertide. Che crescono in controtendenza rispetto all'andamento generale, generando, nel primo caso una performance positiva pari al + 10,76%, e dell'1,16. E' quanto emerge dallo studio di Esg89 Group che ha analizzato l'andamento delle società regionali quotate alla Borsa di Milano nei diversi mercati.

Nel dettaglio, la Brunello Cucinelli di Solomeo, leader nella produzione di cachemire, con una capitalizzazione in Borsa di oltre 2 miliardi di euro, è passata da un valore di euro 27,13 di inizio 2018 a euro 30,05 di fine 2018.

Mentre la Smre Spa (con più di 138 milioni di capitalizzazione di Borsa), la società altamente tecnologica guidata dal ceo Samuele Mazzini con sede ad Umbertide e quotata da aprile 2016 a Milano ha inizio anno 2018 aveva un valore di euro 6,03 per azione e a fine 2018 ha raggiunto euro 6,1. Due eccezioni per le realtà produttive umbre e per il panorama complessivo nazionale. Dove, con il segno negativo, riporta lo stuido di Esg89, figurano Ternienergia Spa, Ecosuntek Spa, Vetrya Spa, Go Internet Spa.

Ternienergia Spa di Nera Montoro ha vissuto un 2018 di grande trasformazione, è passata da un valore ad inizio 2018 di euro 0,6125 a 0,32 euro di fine anno, con una perdita secca di valore del 47,76%.

Ecosuntek Spa di Gualdo Tadino ha iniziato il 2018 con un valore di listino di 8,165 euro per arrivare a fine 2018 a 4,35, lasciando sul terreno il 46,72%.

Vetrya Spa di Orvieto all'inizio del 2018 aveva una quotazione di 7,955 euro, per poi chiudere l’esercizio a 4,75 euro, con una riduzione del valore del 40,29%.

Go Internet Spa, l’azienda eugubina che offre soluzioni per internet, sempre secondo lo studio di Esg89, è passata da un valore di euro 1,374 di inizio 2018 a euro 1,115 di fine dicembre 2018, registrando una perdita del 18,85%.

“Le imprese quotate in Borsa hanno maggiori opportunità di crescita e sono più profittevoli di quelle non quotate. Nonostante questo, però, in Italia e in Umbria le aziende, soprattutto quelle di medie e piccole dimensioni, non mostrano grande propensione ad affacciarsi su Piazza Affari - commenta Giovanni Giorgetti di ESG89 Group che ha coordinato l’analisi - I risultati non troppo esaltanti in Borsa nel 2018, poi, stanno mettendo a dura prova le decisioni del management di alcune interessanti imprese locali che ufficialmente stanno esplorando il percorso della quotazione. Effettivamente va detto, però, che essere in Piazza Affari diventa uno strumento di forza rispetto alle aziende non quotate anche nei momenti più turbolenti dell’economia nazionale, con una maggiore attitudine alla resistenza alla crisi e alla ripresa.

Effetti positivi dalle quotazioni - termina Giorgetti - si riversano inevitabilmente anche sul mercato del debito e del finanziamento bancario: per le aziende quotate l’accesso è agevolato potendo contate su una cassa interna meno limitata rispetto alle azienda non presente in Borsa. Infine, da non sottovalutare è il contributo che un’azienda quotata offre alla crescita economica del territorio”.

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