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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Coronavirus, cruda ma reale ricerca di Aur: i ricchi restano ricchi, i lavoratori divisi tra "sommersi" e "salvati"

"Fino ad oggi, oltre ad aver messo in ginocchio il sistema sanitario del nostro Paese e causato uno shock economico senza precedenti dal secondo dopoguerra". Giovani, autonomi e piccoli imprenditori sull'orlo del baratro. Ecco chi sono i sopravvissuti...

"Il Covid è sicuramente intervenuto in senso peggiorativo sulle disuguaglianze anche se, visto che l’emergenza è ancora in corso, non se ne riesce a quantificare né il reale impatto né gli strascichi futuri". Da una parte c'è la situazione sanitaria, difficile e che comunque si spera con il vaccino di arginare nel giro di pochi mesi, ma dall'altra c'è la miseria, la fame, i debiti, la chiusura e i suicidi, si, drammaticamente suicidi. L'ultima ricerca-analisi dell'Agenzia Umbria Ricerche - ente prezioso per capire cosa sta accadendo e quali soluzioni individuare - mette bene in evidenza la miccia principale che sta infiammando le piazze, dopo aver covato tra le quattro mura di fabbriche, ristoranti e case.

Ora l'esplosione a catena si sta portando all'esterno, nelle piazze, con la seconda ondata del coronavirus con relative restrizioni. Disuguaglianze sociali accertate dall'economista Elisabetta Tondini. Sta accadendo una divisione tra i lavoratori - i ricchi sono sopra persino questa pandemia - sommersi e salvati. E per chi deve riemergere dagli abissi c'è tanta, tantissima acqua da scalare con poca aria nei polmoni: "L’emergenza Covid - ha spiegato l'economista dell'Aur - si sta comportando come le pandemie più recenti che, a detta degli studiosi, hanno generato un incremento della disuguaglianza del reddito per almeno i cinque anni successivi al loro verificarsi. Fino ad oggi, oltre ad aver messo in ginocchio il sistema sanitario del nostro Paese e causato uno shock economico senza precedenti dal secondo dopoguerra". 

Ignorando per il momento gli esiti dei recenti provvedimenti, le misure per il contenimento del contagio imposte durante il primo lockdown hanno prodotto, tra l’altro "un rapido calo di occupati e di ore lavorate, la diminuzione di stipendi e salari, la contrazione dei consumi, la chiusura definitiva di alcune attività economiche, la diffusione di un clima di profonda incertezza per produttori e consumatori e più in generale alcuni cambiamenti nei modelli di domanda. Questi fenomeni, verificatisi in un contesto di interventi governativi di sostegno al reddito, diversificati per tipologia di lavoratore, individuo, famiglia, hanno provocato un inasprimento della disomogeneità nella distribuzione dei redditi e, più in generale, accentuato le disuguaglianze sociali". Tutto questo senza tenere conto gli effetti collateriali e le politiche adottate dal Governo della seconda ondata del Coronavirus. 

Ma chi sono (o forse sarebbe meglio dire chi siamo) i sommersi da questo tsunami: "i dipendenti a tempo determinato del settore privato cui non è stato rinnovato il contratto, ad alcuni lavoratori autonomi, professionisti compresi, che hanno subito una drastica riduzione del proprio reddito quando non un azzeramento nel caso di chiusura definitiva dell’attività, nonché ai lavoratori dell’economia informale che, improvvisamente, hanno subito una forte deprivazione economica e sono diventati soggetti a rischio di povertà o poveri". Il lockdown si è abbattuto prevalentemente in Umbria su autonomi con dipendenti, interessati per il 50% dai provvedimenti di sospensione, rispetto ai lavoratori alle dipendenze, coinvolti per il 30% di essi (Istat). 

"Tra gli occupati, il genere e l’età sono stati i due fattori che hanno visto ampliare squilibri già esistenti" ha analizzato la Tondini "La crisi economica conseguente all’emergenza sanitaria ha colpito più frequentemente donne e giovani, entrambi per la maggiore frequenza di contratti precari e parcellizzati, non ugualmente tutelati come le assunzioni standard. Per entrambe le categorie hanno sicuramente inciso in diversa misura il forte rallentamento delle nuove assunzioni e la mancata proroga dei contratti a termine che, per le donne, può essere particolarmente problematica in quanto la fuoriuscita dal mercato del lavoro le espone a una più difficile ricollocazione.  Per i giovani, oltre a una maggiore diffusione di contratti temporanei in scadenza non rinnovati, il più probabile rischio di perdere il lavoro è ascrivibile alla maggiore concentrazione nel terziario privato (il comparto mediamente più colpito), alla più elevata diffusione del lavoro informale e delle attività di tirocinio (per lo più sospese) che non prevedono le tutele proprie dei lavoratori dipendenti". 

E chi sono a questo punto secondo l'Aur i "salvati-sopravvisuti"? "Analogamente alla crisi del 2008, i più tutelati da un punto di vista economico sono ancora una volta i pensionati e i dipendenti pubblici, questi ultimi per la sicurezza sia contrattuale sia sanitaria (connessa alla possibilità di lavorare da remoto o di non lavorare affatto). In generale, a differenza delle occupazioni manuali che richiedono quasi totalmente la presenza sul posto di lavoro, le occupazioni di tipo impiegatizio sono quelle che hanno subito e subiranno minori ripercussioni, grazie alla possibilità di svolgere il lavoro in smart working". E purtroppo ancora non è finita. La verità, per quanto cruda, brutale, bestiale, è che la pandemia farà molto meno vittime della crisi economica che andrà avanti per anni. Il rischio di una guerra tra poveri, come sempre, è l'ipotesi-rischio più probabile. 

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