rotate-mobile
Economia

L'ANALISI Cosa ne sarà dell’Umbria nel prossimo futuro? Le sfide, i rischi e il ruolo delle città per evitare la "marginalizzazione"

La reversibilità del processo di meridionalizzazione e di marginalizzazione dell’Umbria può essere raggiunta solo da una ripresa di vigore e di dinamismo delle medie-città

Da cosa potrebbe dipendere la reversibilità di un processo che da decenni sta rendendo l’Umbria sempre più povera, socialmente ed economicamente meno dinamica e spopolata? Il problema. Probabilmente, nei prossimi 10-15 anni, ancora più di oggi, l’Umbria avrà i tratti di un’area interna depressa ed in via di avanzato spopolamento, come già si verifica per alcune aree dell’Appennino centro-meridionale. È tempo perso chiedersi se questo processo ha varcato la soglia della irreversibilità: probabilmente è già stata varcata. Tanto vale chiedersi seriamente se qualcosa può essere fatto per mostrare praticamente che quel processo di declino e abbandono non è ancora divenuto collasso, sbaragliando ogni alternativa. Certamente nei processi sociali, reversibilità ed irreversibilità sono sempre difficili da prevedere con certezza. Può infatti verificarsi che un evento inatteso trasformi in irreversibile un processo giudicato reversibile sino ad un attimo prima, e viceversa. Vedi emergenza sanitaria. Ed ecco che a causa della crisi sanitaria arriva l'aiuto europeo che fino a pochi mesi prima era convintamente negato o dato col contagocce. La sfida ora è utilizzare al meglio le risorse del Next Generation EU.

Soluzione? La reversibilità del processo di meridionalizzazione e di marginalizzazione dell’Umbria può essere raggiunta solo da una ripresa di vigore e di dinamismo delle medie-città. In altre parole per avere una parvenza di speranza per il futuro bisogna scommettere sulla città di media grandezza della regione. E quali sono le medie città della nostra regione? Perugia, Terni, Foligno. Allargare la lista sarebbe solo illusionismo e demagogia. Per cinquanta anni, dalla fondazione nel 1970, non si è verificato lo sviluppo promesso ma la crisi e il declino della società umbra in ogni sua dimensione. Per farsi un’idea più precisa, si controlli quante posizioni hanno perso dal 1970 Perugia e Terni in tante classifiche. La Regione Umbria ha lavorato più come micro-Stato che come infrastruttura repubblicana. 

Il tutto è avvenuto ad unico vantaggio di un ristretto ceto politico-amministrativo e dei suoi clienti. L’esempio peggiore degli effetti del regionalismo statalista umbro è proprio la sorte toccata a Perugia, dove la vitalità polimorfa degli anni ’50 e ’60 è venuta progressivamente meno negli anni '70, trasformandola in una “Pci town”, con vari spazi “protetti” per logge, curie e salotti.  I soldi del Recovery Plan dell’Unione Europea offrono un’opportunità inattesa. Per coglierla, ammesso che la si voglia cogliere, non si tratta di cambiare colore alla cappa politica che opprime le città medie umbre e regione tutta, ma di romperla una volta per tutte. “Certamente i soldi del Next generation UE sono tanti. – sostiene Luca Diotallevi, professore ordinario di Sociologia Università di Roma Tre - Essendo tanti, sicuramente consentirebbero una volta tanto di dare una bella mancia a tutti o quasi. Queste mance, però, non produrrebbero quella reversibilità sulla quale stiamo riflettendo. Si limiterebbero ad arricchire pochi ed a distrarre molti (sicché la nave possa continuare ad affondare lasciando come al solito a pochi le poche scialuppe a disposizione, e forse anche a molti dei soliti pochi)”.

Nel dettaglio. Perugia, Terni e Foligno, dicevamo. Parliamo, rispettivamente, di comuni con 160/170mila, 110mila e 55/60mila abitanti. Queste cifre, piuttosto modeste, migliorano se spostiamo lo sguardo dai confini amministrativi, tracciati a tavolino, alle dinamiche sociali reali, quelle dei quotidiani spostamenti delle persone, soprattutto per ragioni di studio e di lavoro. L’Istat chiarifica attraverso la categoria di “sistema locale del lavoro”. La “Perugia reale”, infatti, è ben più grande di quella amministrativa. Essa comprende il territorio di 9 comuni per un totale di quasi 250.000 abitanti. La “Terni reale” comprende 18 comuni con quasi 180.000 abitanti. La “Foligno reale” 6 comuni con quasi 90.000 abitanti. Si concentrino le risorse sulla ripresa di vitalità e di autonomia strategica del sistema-Perugia, sistema-Terni, sistema-Foligno. 

I possibili criteri. I criteri che possono aiutare a immaginare e riconoscere i tipi di intervento in grado di aumentare il volume di materiale e di energia capace di alimentare le tre aree urbane, sono:  l’attraversabilità di questa area regionale, molto di più di quanto non sia oggi. Queste città medie debbono essere attraversate, non semplicemente raggiunte per evitare il rischio di venire aggirate dai flussi che contano: di persone, di merci, di conoscenze. Per esempio la ferrovia raggiunge Perugia, ma attraversa Terni e Foligno, e la differenza si vede a tutto vantaggio di queste ultima. 

Per aumentare l’attraversabilità e per far crescere di numero, di valore e di intensità, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) deve assumere uno sguardo più largo e non solo settoriale. Bisogna identificare i flussi e agganciarli poiché generano possibilità e le possibilità trovano nella città media terreno fertile. Un'altra cosa da migliorare è l’attrattività che però deve essere costantemente implementata. Per farlo, occorre innanzitutto ridurre il peso dei fattori penalizzanti: primo fra tutti la distanza. Essa si deve misurare in tempo di percorrenza: minuti, se possibile, non ore o giorni. Riduzione dei tempi che separano il triangolo Perugia-Foligno-Terni da Tiburtina, cioè Roma, da Falconara, con la direttrice adriatica, cioè l'unica corrente di crescita e sviluppo che percorre la penisola da nord e sud, da Milano, al momento l'unica global city italiana,insieme alla sua regione: Bergamo-Brescia, Treviso-Modena-Pavia. 

Contemporaneamente, vanno enfatizzate le qualità che le città medie hanno, qualità che, con l’ulteriore balzo in avanti tecnologico imposto dalla lotta alla pandemia, hanno visto crescere il proprio valore. Abitazioni, sanità, istruzione primaria e secondaria, ricreazione, consumi culturali, livelli di sicurezza, possono avere nelle città medie valori e standard che superano di molto quelli delle grandi città, a cominciare da quelli di una grande città in crisi come Roma. “Strade sicure” e “buone scuole” sono altri due ingredienti che la urban theory insegna essere decisivi nella scelta di rilocalizzazione delle imprese e delle famiglie. La ripresa di coscienza cittadina da parte di Perugia, Terni e Foligno, esige però la ripresa di protagonismo dei sindaci e delle loro amministrazioni comunali. Occorre ritornare ad un più intenso esercizio della responsabilità civica da parte di ogni istituzione pubblica: politica, economica, religiosa, scientifica, ecc. Il governo nazionale ha da tempo messo a disposizione leggi ed incentivi per la cooperazione ed anche per la fusione tra comuni. 

L’Amministrazione regionale può mettere a disposizione altri incentivi per le entità amministrative che intendano avvicinare il loro modo di funzionare alle esigenze “reali” delle comunità “reali”, ovvero di quelle delle quali dovrebbero essere a servizio. In questa direzione, la prima cosa di cui ci si dovrebbe liberare sono gli enti inutili e gli schemi rigidi. Le cooperazioni possono essere sperimentate per gradi ed essere reversibili, le prestazioni debbono poter essere negoziate ed attribuite con maggiore libertà. Per l’Umbria la reversibilità del declino e dell’incombente collasso non può affatto essere data per scontata. Può solo essere conquistata. Le risorse del Recovery Plan sono una insperata possibilità per farlo. Tuttavia, se nulla cambia, anche queste ingenti risorse andranno sprecate come in passato. E, come in passato, a guadagnarci comunque qualcosa saranno alcuni pochi, sempre troppo pochi, magari altri pochi rispetto al passato - sebbene neppure questo possa esser dato per scontato.
 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L'ANALISI Cosa ne sarà dell’Umbria nel prossimo futuro? Le sfide, i rischi e il ruolo delle città per evitare la "marginalizzazione"

PerugiaToday è in caricamento