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Economia

Acque minerali dell'Umbria, cambiano le norme per appalto e gestione

Introdotti anche i ristori per le comunanze agrarie e gli usi civici

Cambiano le regole per lo sfruttamento delle acque minerali regionali. Approvato un disegno di legge della giunta regionale che prevede modifiche alla legge regionale relativa alle norme per la ricerca, la coltivazione e l’utilizzo delle
acque minerali, naturali, di sorgente e termali).

La giunta regionale ha recepito i rilievi dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato con la quale si evidenziavano possibili distorsioni della concorrenza, in applicazione degli articoli che disciplinano le condizioni e le procedure per il rilascio, il rinnovo e la proroga delle concessioni per lo sfruttamento delle acque minerali, auspicandone una riforma in tempi rapidi ai fini di un più efficace svolgimento dei meccanismi concorrenziali nel settore dell’imbottigliamento e della commercializzazione delle acque minerali.

Approvati alcuni emendamenti predisposti dall’assessore Morroni che riguardano la verifica, a metà della durata della concessione (12 anni e mezzo) dello stato quantitativo del bacino con il concessionario per salvaguardare la risorsa idrica e la corresponsione di una indennità a favore delle comunanze per le aree di tutela assoluta interessate dal mutamento di destinazione d’uso e ristoro economico per eventuale limitazione dei diritti di uso civico.

Secondo il relatore Valerio Mancini, della Lega e presidente Seconda Commissione “con questa legge viene riconosciuta alla ‘risorsa acqua’, la valenza di bene primario, da tutelare sempre più attentamente, così abbondante nella nostra regione eppure esauribile, un bene che appartiene a tutti. La normativa recepisce l’impianto normativo europeo, prevedendo il ricorso alle procedure a evidenza pubblica per la scelta del concessionario, in luogo dell’attuale regime, che disciplina il rilascio della concessione su presentazione di istanza di parte”.

Introdotta la disciplina dei ‘domini collettivi’ istituendo “un diritto di proprietà su un bene demaniale viene assegnato ad una collettività determinata, per il fatto di essere parte di quella stessa collettività e con il fine di trarre utilità da quei beni”.

In accoglimento delle osservazioni presentate dalle Comunanze agrarie, è stato introdotto un corrispettivo per il mutamento di destinazione d’uso dei beni di proprietà collettiva o gravati da diritti di uso civico. Accolte anche osservazioni delle organizzazioni sindacali, che prevedono una premialità per gli operatori che si impegnano ad utilizzare i lavoratori precedentemente occupati dal concessionario uscente.

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