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Cronaca

Violenza su due ragazze, l'arrestato cacciato di casa per molestie alla madre e alla sorella

Le indagini proseguono per appurare altri casi di aggressione sessuale. Per il pm: "Indagato impermeabile a qualsiasi cambiamento"

Il procuratore Giuseppe Petrazzini ha messo su carta le accuse e la pericolosità sociale del giovane arrestato per due violenze sessuali a danno di ragazze minorenni.

L’arrestato, secondo il pubblico ministero, “risulta aduso a compiere atti di abuso sessuale su minorenni approfittando della situazioni di minorata difesa di natura ambientale nonché intrinseche alle vittime” e la indagini “hanno evidenziato ulteriori episodi analoghi a quelli riportati”.

Come spesso accade, adesso in molti sapevano e segnalano, sui social, la pericolosità del giovane, conosciuto per aver infastidito buona parte della popolazione adolescenziale femminile di Bastia Umbra e di Perugia. In molti, tra l’altro, adesso segnalano che il ragazzo era solito fare delle dirette Instagram con ragazze, scommettendo sul numero di partecipanti e convincendo le ragazze a fare dei giochi sessuali o mostrarsi nude.

Un comportamento “predatorio” che aveva portato la madre a cacciarlo di casa, “anche perché avrebbe cercato di abusare fisicamente di quest’ultima e della sorellina minore di anni 10” scrive il procuratore nella richiesta di misura cautelare, poi accolta dal gip Angela Avila.

Sull’indole violenta e sull’attendibilità del racconto delle vittime, il procuratore Petrazzini ha le idee molto chiare. Nessun atto consenziente, ma stupro. Lo stanno a dimostrare le lesioni riportate delle due ragazze, che hanno cercato di opporre resistenza, per quanto soverchiate dalla corporatura dell’aggressore e impaurite per quanto stava accadendo.

C’è anche la certezza di come appaia “del tutto irrealistico” che una ragazzina inesperte in “ambito sessuale” abbia inteso “compiere le prime esperienze in detto campo con un soggetto pressoché sconosciuto, in un vicolo cittadino in mancanza di qualsivoglia situazione predisponente all’atto”. Pensare ad un atto consenziente, per il magistrato, è smentito da tutti gli elementi raccolti.

Anche il caso di violenza precedente, avvenuto sulle scale di un parcheggio di un centro commerciale, contiene tutti gli elementi della violenza subìta, in danno di una ragazzina di 13 anni, trattenuta “con la forza” da un ragazzo che le ha abbassato “violentemente i pantaloni, tanto da danneggiare la cerniera lampo”.

La ragazzina violentata al centro commerciale, inoltre, era stata avvicinata e molestata in un’altra occasione. In quel frangente c’era anche la sorella, sessualmente molestata anch’essa.

Per il pubblico ministero, sussiste una preoccupante “impermeabilità dell’indagato a qualsivoglia stimolo diretto a sollecitare un suo diverso atteggiamento” che fa pensare che non si comporterebbe diversamente se libero. Lo dimostra il fatto che sapeva di essere stato denunciato per la violenza sessuale nel parcheggio del centro commerciale, ma avrebbe proseguito a molestare altre minorenni, fino alla violenza sessuale in centro storico l’11 giugno.

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