Violentata e picchiata: "Non importa devi stare con lui perché è tuo marito"

Ridotte ad essere delle schiave. Picchiate. Sottomesse a una legge, quella silenziosa e bruta del chi tutto più. E non importa se dovremmo vivere in una società civile dove ogni diritto, quello del prossimo, dovrebbe essere rispettato, perché la violenza è all’ordine del giorno e le donne troppo spesso vittime di soprusi senza un perché.

Questa è la storia di una donna marocchino. Picchiata e violentata senza pietà dal marito. Schiava in casa sua. Senza diritti e senza la possibilità di poter dissentire qualora vi fosse un’ingiustizia. “”Incassare in silenzio”, questa la frase d’ordine.

Tutto però si complica quando il mondo occidentale, per quanto troppo spesso arretrato esso sia, diviene comunque un modello. Lei quel marito violento lo voleva denunciare. A opporsi i familiari. Lui ossessionato da lei. Geloso e convinto del fatto che sua moglie lo tradisse con un gruppo di algerini e con i parenti delle anziani che lei accudiva come badante.

Aveva provato a chiedere aiuto ai genitori. Ma le avevano dato il ben servito, rispondendole che era proprietà del marito e che lui poteva fare di lei tutto ciò che voleva. Non importa che la picchiasse senza pietà e la violentasse, cacciandola in casa come fosse una preda.

Il loro consenso arriva mesi dopo e precisamente quando scoprono che l’uomo è omosessuale. Unico motivo giusto per i familiari di far cessare il matrimonio. Ma le violenze finiscono solo quando l’uomo viene arrestato per spaccio. Condannato ed espulso l’uomo fa in tempo a lasciare l’Italia portandosi via i figli. Tutto viene raccontato in un aula A del tribunale di Perugia. Le violenze e i soprusi si susseguono gli uni accanto agli altri in una storia che ha come finale una donna rimasta in Italia sola e senza i suoi bambini.