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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Accusato di violenze e maltrattamenti in famiglia, assolto dopo 7 anni: "Bisogna aver fiducia nella giustizia"

Il Tribunale di Spoleto ha respinto le accuse mosse dalla ex, sentenza confermata dalla Corte d'appello

Sette anni sotto processo per i reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni, con due assoluzioni: una in primo grado e la seconda in appello. Le accuse rivolte dalla ex, secondo i giudici, non erano vere.

L’uomo era accusato di aver “maltrattato l’allora compagna con ripetute e reiterate minacce e atti di violenza, quali percosse e lesioni, dicendole che le avrebbe mandato dei soggetti albanesi per farle del male, picchiandola con schiaffi, botte e colpi al corpo, viso e braccia, tirandole i capelli nonché vessandola psicologicamente, dicendole che era una cretina, stupida, grassa, brutta, che non valeva niente, attivandosi per toglierle, in caso di separazione, l’affidamento dei figli, rivolgendosi al medico di famiglia per far sì che questi la ritenesse instabile mentalmente, comportamenti e frasi quotidianamente poste in essere anche dinnanzi ai figli minori della coppia che creavano uno stato di agitazione e paura nei confronti della compagna tanto da determinare” la stessa “a seguito dell’ennesimo episodio di violenza a lasciare l’abitazione familiare e trasferirsi in luogo protetto”.

Episodio violento che sarebbe consistito nel colpire la donna “con schiaffi e prendendola per il collo per poi buttarla a terra”, procurandole lesioni consistite “in un trauma cranico minore con riferita intensa cefalea, lieve contraccolpo rachide cervicale ed ecchimosi del collo”, giudicate guaribili in 12 giorni. Episodio avvenuto il 18 novembre del 2015 al termine di una violenta lite che la donna aveva audio registrato e interrotta sola dalla fuga dai vicini di casa.

Un’accusa che aveva comportato subito l’ordine di allontanamento da casa per l’uomo, la revoca del permesso di tiro sportivo con conseguente ritiro delle armi, non vedere la figlia piccola (gli altri due figli erano della donna avuti da un precedente matrimonio, ma accolti e ben voluti dall’uomo) per oltre un mese e in seguito solo con visite protette alla presenza degli assistenti sociali.

Solo dopo due anni i rapporti con la figlia si erano normalizzati e solo dopo l’archiviazione del procedimento da parte del Tribunale per i minorenni e il rigetto del Tribunale civile della richiesta di affido esclusivo.

In questi sette anni si sono susseguite diverse e continue iniziative per impedire le visite, le vacanze, l’iscrizione a una determinata scuola, niente firma sul passaporto (lui è italiano e lei straniera).

“Quello che ho passato è stato terribile – racconta l’uomo a Perugia Today – Devo ringraziare prima di tutto i miei legali, gli avvocati Francesco Falcinelli e Diego Ruggeri e poi affermare che bisogna avere fiducia nella giustizia e nei giudici: la prima esiste e i magistrati esaminano bene”.

La coppia si era formata nel 2013 e per quasi 3 anni di convivenza, anche con i figli di lei, le cose erano andate bene. Tanto che appena un anno dopo avevano deciso di avere un figlio. Poi erano sorti degli attriti, delle incomprensioni e mancanze. Fino alla rottura insanabile quando la donna aveva interrotto una seconda gravidanza contro il parere dell’uomo che, invece, voleva quel figlio.

Si era arrivati all’episodio incriminato, alla fuga di lei in un centro anti violenza e alle denunce. La donna si era affidata all’avvocato Daniela Mannaioli.

Davanti al giudice del Tribunale penale di Spoleto, nel 2019, l’uomo era stato assolto da tutte le accuse. “Accuse false che danneggiano tutti, soprattutto i figli, usati anche contro i padri o le madri – racconta ancora l’uomo – In queste situazioni perdono tutti”. La Corte d’appello di Perugia ha confermato, ieri, la sentenza di assoluzione.

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