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Cronaca

Ubriaco costringe la moglie disabile a rapporti sessuali: condannato marito violento

L'uomo era accusato anche di ingiurie e minacce di morte nei confronti della donna davanti alla figlia minore

Un uomo di 38 anni è stato condannato, per maltrattamenti nei confronti della moglie disabile, alla pena di 1 anno e 8 mesi di reclusione con rito abbreviato.

L’imputato avrebbe “in modo abituale e continuativo, anche sotto gli effetti di abuso alcolico, maltrattava la coniuge …” una donna di 47 anni “invalida civile al 75% perché affetta da sclerosi multipla, sottoponendola ad atti di violenza morale e psicologica e tenendo verso la medesima atteggiamenti aggressivi e violenti, ingiuriandola, creando così una situazione generalizzata e ingenerando in lei forme di disagio psichico e fisico”.

L’uomo è accusato di avere inveito contro la donna “senza alcun motivo apparente proferendo le parole ‘put…, fai i b… a tutti gli italiani, sei una handicappata, sei una scema’, sfogando successivamente la rabbia tirando pugni contro arredi ed infissi dell’abitazione comune”.

In un’altra occasione l’avrebbe minacciata se si fosse rivolta a un avvocato, per poi offenderla e incolpandola di “avere atteggiamenti poco consoni allo status di moglie, accusandola di avere rapporti e contatti con decine di uomini” e minacciandola di morte con frasi del tipo: “Ti ammazzo, stanotte ti ammazzo, vedrai quando dormi che succede”.

Continue anche le richieste di denaro per “l’acquisto di bevande alcoliche”, dai 2 o 5 euro al giorno, fino ad arrivare a 10-20 euro.

E quando tornava a casa ubriaco, ha denunciato la donna, pretendeva di “avere rapporti sessuali” a cui lei cercava di sottrarsi “sia per la condizione di ubriachezza” dell’uomo, “sia per la presenza in casa della figlia minore”. Rapporti ai quali, alla fine, la donna “acconsentiva solo per farlo stare zitto e tenerlo calmo”.

All’uomo vengono contestate anche le aggravanti per aver tenuto questi comportamenti in presenza della figlia minore tra il marzo del 2020 e l’agosto del 2021.

Tra le imputazioni anche quella di aver violato l’ordine restrittivo di divieto di avvicinamento alla moglie e alla figlia. A poche ore dalla notifica del provvedimento, si legge nel capo d’imputazione, l’uomo si sarebbe recato “presso l’abitazione familiare, pretendendo di entrare all’interno, urlano all’indirizzo” della donna “offese e minacce di morte, suonando ripetutamente il campanello dell’abitazione e poi colpendo la porta di ingresso con calci e pugni per entrarvi”.

L’imputato è difeso dall’avvocato Luisa Manini, mentre la donna si è costituita parte civile tramite l’avvocato Marco Piazzai. Il giudice ha revocato l’obbligo di dimora nel comune di Corciano, mantenendo l’obbligo di firma, per permettere all’uomo di andare al lavoro.

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