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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Città della Pieve

Violenza in discoteca a Città della Pieve, il gestore arrestato fa scena muta davanti al giudice e resta in carcere

L'uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del gip sulla violenza e le molestie nel suo locale

Ha scelto di non parlare e di non rispondere alle domande durante l’interrogatorio di garanzia. Il 53enne gestore di una discoteca, al confine tra Umbria e Toscana, a Città della Pieve, arrestato per la violenza sessuale su una ragazza ventenne e con altre quattro giovani che lo accusano di molestie, ha scelto la via del silenzio.

L’uomo, difeso dall’avvocato Roberto Romagnoli, si è presentato davanti al giudice per le indagini preliminari Piercarlo Frabotta, all’interno del carcere di Capanne, ma non ha aperto bocca, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Le accuse nei suoi confronti sono di aver violentato una giovane cliente del suo locale. La ragazza si era sentita male e mentre un addetto alla vigilanza le chiedeva se chiamare il 118, il 53enne si sarebbe fatto avanti, portando la giovane nel suo ufficio, facendola bere e abusando di lei.

Quando la giovane è riuscita a lasciare l’ufficio è scoppiata a piangere con i suoi amici, raccontando tutto. Gli amici avrebbero provato ad assalire l’ufficio e aggredire l’uomo, salvato dalla vigilanza. Poi l’intervento delle forze dell’ordine e dei sanitari, con il trasporto della ragazza in ospedale. Nel frattempo anche altre giovani clienti avrebbero denunciato le molestie, palpeggiamenti e tentativi di baci da parte dell’uomo.

Secondo la ricostruzione della Procura di Perugia, il caso è seguito dal sostituto procuratore Mario Formisano, l’uomo si sarebbe “gettato con violenza sopra” la vittima, che giaceva per terra, l’avrebbe immobilizzata e le avrebbe tolto i pantaloni. La vittima avrebbe tentato di opporre resistenza, di divincolarsi, ma era stordita dall’alcol e non è riuscita a opporsi alla violenza.

La Procura contesta proprio l’aggravante dell’abuso di alcol, in quanto il 53enne avrebbe continuato a offrire da bere alla giovane “nonostante versasse in uno stato palesemente alterato”, approfittando della sua vulnerabilità.

L’uomo, attraverso il suo avvocato, si professa innocente. Al momento non sono state presentate istanze di sostituzione della misura in carcere.

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