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Cronaca San Giustino

Convivenza da incubo, perseguita, minaccia e picchia la vicina: chiesta perizia sull'imputata

L'imputata dovrà rispondere di stalking, minacce e lesioni. Oggi è stata ammessa al giudizio del rito abbreviato condizionato a perizia

La convivenza tra due vicine che si trasforma in un incubo, con tanto di minacce, querele, atti persecutori e lesioni andate avanti per mesi e mesi. La vicenda, accaduta in una palazzina di San Giustino, ora vede alla sbarra una 49enne che dovrà rispondere non solo di stalking nei confronti della vicina, ma anche di averla diffamata, minacciata, offesa e picchiata, arrivando a dire in giro che "lei era malata di sifilide o che suo figlio era un ubriacone". Per l’imputata – difesa dall' avvocato Eugenio Zaganelli – è stato chiesto il giudizio in abbreviato condizionato a perizia. Il giudice Amodeo questa mattina ha ammesso il rito e rinviato l’udienza al prossimo 14 dicembre per la nomina dell’incarico allo psichiatra Tarcisio Radicchia, che avrà il compito di espletare le operazioni peritali e verificare la capacità di intendere e di volere della donna. Ma l’imputata dovrà comparire ancora dinanzi al giudice per fatti analoghi a quelli a lei imputati, in quando dopo la misura restrittiva emessa dal gip, la donna avrebbe comunque continuato a reiterare i reati a lei ascritti.

Secondo il capo d'imputazione formulato dal pm Mara Pucci, avrebbe cercato in tutti i modi di ledere la vita e la reputazione della sua “rivale”, rivolgendosi a lei con frasi pesanti e offensive anche in presenza dei suoi familiari: “Se ti metto le mani addosso, ti faccio vedere io cosa faccio”. In un’altra occasione, durante un banale alterco sulla spettanza del pagamento della bolletta del gas, improvvisamente avrebbe sbattuto la porta d’ingresso della palazzina in modo da chiudervi in mezzo il braccio della persona offesa e procurandole lesioni, mentre in un altro episodio, dopo la notizia di essere stata denunciata, avrebbe impedito alla “nemica” di rientrare nel portone del palazzo spingendola con forza fino a farla cadere.

Banali motivi, forse una gelosia, quella alla base di un’antipatia fra vicini, in seguito degenerata in episodi di violenza, dall’ottobre del 2014 a metà 2015 (data dell’ultima querela per le lesioni subite) e che avrebbe costretto la vittima a vivere in un permanente stato di ansia e paura per la propria incolumità.

Nonostante il divieto di avvicinamento impostole dal gip nel gennaio del 2015, l’imputata avrebbe inseguito la vicina lungo il corridoio condominiale fino ad entrare in casa sua, ancora una volta l’avrebbe offesa fino a che, infastidita dall’abbaiare del suo cane, per tutta risposta avrebbe acceso lo stereo al massimo volume fino a tarda notte. La parte offesa avrebbe subito contusioni, escoriazioni al collo, schiaffi e un pugno allo stomaco.

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