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Cronaca

Perugia "risarcisce" l'artista omosessuale emarginato dalla città: una via in sua memoria

Sabato 29 luglio, ore 16, a Ripa, si inaugura la strada intestata al nome di Benito “Nito” Vicini

Sabato 29 luglio, ore 16, a Ripa, si inaugura la strada intestata al nome di Benito “Nito” Vicini, cantante, ballerino/performer, pittore. Arti in  cui riscosse un riscontro internazionale. Perugia nemica – almeno a parole – di quelle diversità, giudicate patologiche o comunque vergognose, che però si rivelarono capaci di suggestioni poetiche, pittoriche, musicali. Artistiche, insomma. Avventure di uomini con l’animo di un bambino, mosso dal candore dell’innocenza.

Persone che hanno attraversato un’esistenza leggera e trasparente. Con una totale adesione alla propria natura, senza pregiudizi di nessun genere. Non “al di là”, ma “al di qua del bene e del male”. Senza, addirittura, nemmeno porsi la “questione” del bene e del male. Perché amare non è mai una colpa e non può essere che un bene.

Personaggio, Nito che – diversamente da Penna – non si rifugiò in una dimensione metastorica, nella distanza e nell’indifferenza dei suoi concittadini. Non si astenne dalla vita e dalla società, ma volle sentirsi parte viva e pulsante di quella peruginità rustica e provinciale, portandovi una pennellata di classe internazionale, una disinvoltura spiazzante, un’esigenza di “apertura” quasi capitiniana.

Se Penna poteva scrivere “Sempre affacciato ad una finestra io sono / io della vita tanto innamorato”, Nito non stette alla finestra, “non si chiamò fuori”, uscì da quell’appartamento del civico 59, scese quelle scale di via Pinturicchio, risalì per via Vecchia, affrontò il corso Vannucci e giunse ai giardinetti per tuffarsi nell’infinito bisogno d’amore che lo muoveva. Sempre. Perché amare l’amore e la vita è un vizio assurdo che ci è dato per destino.

E così Perugia risarcisce, se pure tardivamente, un suo figlio che ne portò il nome nel mondo. E che scelse di vivere in trasparenza e innocenza la sua condizione umana.

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