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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Ponte San Giovanni

Parte col botto l’edizione numero XIV di Velimna, gli Etruschi del fiume

Parte col botto l’edizione numero XIV di Velimna, gli Etruschi del fiume. Merito del tema pruriginoso (“L’eros degli etruschi”), vanto da ascrivere a un’organizzazione perfettamente rodata, palma da attribuire all’affezione ormai consolidata da parte di tanti cittadini? Sta di fatto che lo spazio antistante l’Antiquarium dell’Ipogeo dei Volumni era stipato all’inverosimile: singole persone e figure istituzionali, accorse a far festa, mosse da un intento culturale, sociale e pedagogico.

Presenti, tra gli altri, il parroco don Gianluca, il maresciallo Mirco Fringuello, Gianluca Millucci del rione di Porta S. Pietro, Iva Rossi, appena confermata dirigente del locale plesso scolastico, il presidente emerito Fausto Cardinali, l’attuale vice Paolo Befani, il presidente Antonello Palmerini a declinare la scansione della miriade di iniziative sociali e culturali di vaglia.

Tra le quali spicca la terza estemporanea di pittura, coordinata da Stefania Natalicchi, la proposta di stampa di atti del convegno nazionale di venerdì 2 settembre, l’idea (Francesca Befani) di riunire in cofanetto 13 anni di pannelli didattici e scientifici, la mostra “Usi e costumi della civiltà etrusca”, la mostra scientifica “L’eros degli Etruschi”, a cura della professoressa Agnese Massi Secondari, il corteo storico di domenica 4, ore 17:30, per la regia di Ennio Boccacci, la cena etrusca sul Ponte Vecchio… e tanto altro.

La parte più corposa tocca all’archeologa Luana Cenciaioli, direttrice di ben 3 musei nella regione, cui spetta il compito di ricondurre ad unità scienza e divulgazione alta. La sua è una lezione-conversazione, impreziosita da slide di grande effetto, a dimostrare come l’amore (materno, filiale, familiare, erotico) sia uno dei temi eterni che toccano i cuori e le coscienze dell’uomo di sempre, nella consapevolezza che è l’eros a garantire la continuità delle generazioni.

Così si dipanano urne e scene su vasi, specchi, pitture: a raccontarci l’orgia sfrenata, senza pregiudizi moralistici, o il toccante addio di una coppia, unita nella vita e accostata nell’estremo saluto, con quelle lacrime nere a segnare la non rassegnata dipartita. Così s’intreccia la narrazione di scoperte e trafugamenti, dalle urne di Casaglia (“Tomba del bacio”), a quelle elcine dei Cacni, in una sequenza di amore per l’antico dei colti e inesausta rapacità degli affaristi.  Alcuni di quei capolavori sono presenti alla necropoli del Palazzone: quella che, con l’intuizione propria dell’artista, tanti anni fa prefigurarono il pittore perugino Franco Venanti e suo fratello Luciano.

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