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Vandali in azione: imbrattato il monumento simbolo della libertà perugina

Siamo a Porta Santa Margherita, a sinistra, salendo le scalette di via Bonaccia. Sulla muraglia fittile attribuita a Braccio, si staglia la pietra commemorativa, sovrastata dal simbolo cittadino del Grifo coronato

Non hanno rispetto per niente e per nessuno. Una mano sacrilega ha oltraggiato un luogo simbolo della libertà e dell’identità perugine. Quel monumentino, con un ripiano marmoreo già spezzato dai barbari urbani, è stato (a coronamento dello scempio) scarabocchiato con ghirigori neri.

Siamo a Porta Santa Margherita, a sinistra, salendo le scalette di via Bonaccia. Sulla muraglia fittile attribuita a Braccio, si staglia la pietra commemorativa, sovrastata dal simbolo cittadino del Grifo coronato. Quella lapide ricorda a perenne memoria che da qui entrarono, in  quel mitico 14 settembre 1860, il 1° e 2° reggimento dei granatieri di Sardegna al comando del generale De Sonnaz. Gli Zappatori scardinarono la pesante porta e risalirono per via Alessi. Incontrandosi, nell’acropoli, coi bersaglieri di Cialdini entrati da Porta Sant’Antonio e risaliti per via Pinturicchio e per via Vecchia.

Fu la pagina più bella della nostra storia, che  ci risarcì dalle stragi papaline del 20 giugno 1859. La lapide ricorda che quegli eroi “innalzarono il tricolore d’Italia che già aveva sventolato alto sulle barricate il 20 giugno 1859”. La pietra è situata all’altezza di qualche metro e risulta difficile da raggiungere. E da imbrattare. Dunque si sono scelti un obiettivo più facile e a portata di mano. Per la verità, i soliti vandali se la sono cavata con poco sforzo, deturpando il monumentino posto alla base, al piano di calpestio.

Questo era stato inaugurato, il 14 settembre 2011, a cura dell’Associazione culturale Enzo Paolo Tiberi, in occasione del 150° anniversario dall’unità d’Italia.Beata ignoranza! Costoro non sanno che grande personaggio fu Enzo Paolo, che molti di noi hanno conosciuto e stimato, come principe del Foro e come uomo, intriso di valori culturali e iniziatici.

Per non parlare del fatto che in questo luogo cadde, sotto i colpi dei papalini, il giovane capitano piemontese Tancredi Ripa di Meana, venuto a combattere per la liberazione di Perugia. Se lo conoscono, Ripa di Meana, è solo perché lasciano l’automobile nella strada a lui intestata. C’è altro da dire? Solo una penosa, incommensurabile tristezza. 

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