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Sorpresa all'Università per Stranieri: dai muri saltano fuori le antiche vignette

Sotto il velame della stoffa da parati, quasi un secolo fa, degli artigiani perugini hanno lasciato un segno di ironia e umanità

Scoperta con sorpresa a Palazzo Gallenga-Stuart. Durante le operazioni di restauro, recupero e restituzione ad integrum delle aule V e VI al terzo piano dello storico palazzo, sono venute alla luce delle caricature delle quali s’ignorava l’esistenza.. Sotto la stoffa da parati che copriva le pareti, Carla Mancini e i suoi collaboratori della Kyanos hanno intercettano degli originali e spiritosissimi disegni.

Li hanno, quasi certamente, eseguiti gli operai che incollavano la tappezzeria, in un periodo che si colloca ai primi anni Venti del Novecento. Questi artigiani, di evidente origine popolare, ironizzano su se stessi e, in particolare, sulla figura di Romeo Gallenga-Stuart, all’epoca poco più che quarantenne. Un nome ricorrente è quello di tal Protilio Biagio che non perde occasione, ad ogni spazio libero, per esercitarsi nell’operazione di firmare. Doveva, evidentemente, impratichirsi nel vergare il proprio nome. Un altro operaio, con barattolino della colla e pennello in mano, si esprime in lingua perugina: “Quanto puzza sta colla, peròe!”. In un altro disegno – di mano diversa, ma realizzato sempre a matita sull’intonaco – si vede un tale affacciato alla finestra e con gli occhi rivolti verso il sedere di una procace fanciulla. La frase di commento è: “Che meline!” riferendosi evidentemente alle rotondità posteriori.

In altri passaggi sono effigiati numerosi personaggi. Tra essi si distingue l’onorevole Romeo Gallenga il quale adocchia una procace fanciulla, succintamente vestita, in abito che ne lascia trasparire le forme. C’è poi un prete (classico anticlericalismo perugino) e una donna in costume di scena: pare si tratti di un’attrice in voga o vedette di tabarin.

La caricatura in pagina (fornita per gentile concessione del rettore dell’Università per Stranieri, Giovanni Paciullo, e della cooperativa Kyanos)  effigia l’onorevole Gallenga (quello con la pipa) che osserva un cliente appena sceso dalle camere di un bordello, intento a pagare la prestazione alla cassa della maison. L’evidente segno di un’erezione è stato malamente grattato, per timore che, se vista, la vignetta potesse suscitare reazioni nel committente.

Insomma: sotto il velame della stoffa da parati, quasi un secolo fa, degli artigiani perugini hanno lasciato un segno di ironia e umanità. Pillole di saggezza e umorismo salace, prese in giro di preti e signori. Non senza un sano ridere di se stessi. Che è la formula del “tipicamente perugino”. Ma anche un ricordo, irriverente e spiritoso, di colui che, nel 1926, donò al Comune di Perugia il palazzo di famiglia, destinato a divenire la sede dell'Università per Stranieri.

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