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Cronaca

L'Università è senza insegnante di Storia della musica: "Situazione accettabile per la storia di Perugia?"

Ma un auspicio in senso contrario viene espresso dalla Consulta Nazionale dei Docenti Universitari di Musica, in una lettera ufficiale inviata, lo scorso settembre, ai responsabili dello Studium perusinum

All’Università di Perugia non c’è più nessun professore di Storia della musica. Questa la notizia che giunge da cultori di Euterpe che ci dicono: “Per la storia della Vetusta, tutto questo è accettabile?”.“Harmonia est discordia concors”: insegnava, ex cathedra, ai suoi allievi il magister musicae (foto in pagina). Ora pare che asserzioni di questo genere non risuoneranno più nelle austere aule di Palazzo Manzoni, che pure vide la prestigiosa presenza di figure di assoluto rilievo, come l’indimenticato Massimo Bogianckino (il cronista parla per esperienza personale).

Ma un auspicio in senso contrario viene espresso dalla Consulta Nazionale dei Docenti Universitari di Musica, in una lettera ufficiale inviata, lo scorso settembre, ai responsabili dello Studium perusinum. “Nelle università del Medioevo – si dice – lo studio della musica era parte integrante della formazione di coloro che volevano acquisire il titolo di Magister artium. La musica era una delle sette arti liberali che unitamente ad aritmetica, geometria e astronomia costituivano il Quadrivium. Illustri professori insegnavano nelle università di Parigi, Padova e Bologna”.

Un po’ della nostra storia accademica: “Molto opportunamente, dunque, quando all’Università di Perugia è stata istituita (nel 1958) la Facoltà di Lettere e Filosofia, la Storia della musica compariva tra le discipline fondanti. Attivato l’anno successivo, l’insegnamento si è in seguito arricchito di docenti e ricercatori, potendo contare, negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, su quattro “incardinati” (diremmo oggi). Tra questi, personalità di spicco nel panorama internazionale come Massimo Bogianckino, direttore artistico della Scala di Milano e dell’Opéra di Parigi, o Pierluigi Petrobelli, proveniente da una lunga esperienza didattica in Inghilterra e direttore dell’Istituto di Studi Verdiani”.

Segue la constatazione, amarissima: “Poi è iniziata la ‘spoliazione’ a favore di altri settori disciplinari, fino all’azzeramento attuale”. E l’auspicio: “Ci auguriamo, pertanto, che il rettore, i direttori di dipartimento e gli altri organi preposti alla gestione dell’ateneo vogliano porre rimedio a questa situazione imbarazzante”.

Infine il suggerimento: “Nella programmazione della prossima primavera potrebbe essere destinato a questo settore scientifico disciplinare un posto di professore associato, o almeno di ricercatore a tempo determinato di tipo B, utilizzando in maniera virtuosa il 50% dello stipendio di professore ordinario che il Ministero restituisce all’Università di Perugia, a seguito del pensionamento della professoressa Bianca Maria Brumana”. Conclusione amarissima: “Altrimenti dove va a finire l’universitas del sapere? Dobbiamo forse temere un Medioevo prossimo venturo?”.

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