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Cronaca

Una vita a tutto gas! Gian Marco Giacometti, tra una vittoria e l’altra... rilanciare l'Umbria

Unire il sano agonismo con la (ri)scoperta dei luoghi e la (ri)valutazione identitaria, che comporta positivi riscontri per la cultura, ma anche sostanziose ricadute per l’economia

Una vita a tutto gas. Rivalutare il territorio umbro attraverso i motori. Questo l’obiettivo di Gian Marco Giacometti. Tra una vittoria e l’altra. Lo chiamano “il signore delle cime” perché, specie in salita, corre come un fulmine con la sua A 112 Abarth. Difficile resistergli. Fra le numerose vittorie di rango (oltre una diecina) tiene in special modo al Trofeo Luigi Fagioli a Gubbio e Castellina in Chianti a Siena. Ha l’aspetto di un uomo normale, un fisico tutt’altro che da atleta. Ma onora il detto “omo de panza tutta sostanza”, se è vero che riesce a sgominare concorrenti blasonati, più giovani e performanti.

Gian Marco Giacometti è uno del ramo, titolare di una grossa concessionaria in via Flaminia, a Gualdo Tadino. Insomma: vive “di” e “con” i motori. La sua è una vita improntata alle sfide: si cimenta con successo anche sulle due ruote. Ispira il proprio comportamento in corsa all’aureo principio che la razionale paura si vince premendo il pedale del gas fino in fondo, senza risparmio. Ma sempre con la testa sulle spalle.

Il suo obbiettivo e la sua speranza sono riconducibili a questo semplice augurio: superata la peste pandemica che blocca ogni cosa, si deve riprendere a gareggiare, rivalutando anche significativi percorsi del territorio umbro. Unire il sano agonismo con la (ri)scoperta dei luoghi e la (ri)valutazione identitaria, che comporta positivi riscontri per la cultura, ma anche sostanziose ricadute per l’economia.

1 Gian Marco Giacometti sul podio-2Il suo sogno? Quello di coinvolgere i giovani, strappandoli all’illusione di mondi virtuali, illusori e fuorvianti. Perché anche correre è un gioco emozionante, che mette alla prova intelligenza, accortezza, coraggio. Cum grano salis, ossia sempre “col sale in zucca”, non alla disperata. Dice: “Purtroppo i nostri ragazzi si perdono, acquisiscono abitudini esiziali frequentando amicizie sbagliate. Sono spesso privi di obiettivi sani”.

Sostiene: “Lo sport è palestra di vita, rigore, sacrificio, autocontrollo. Insomma: una perfetta sintesi del momento socio-relazionale con quello atletico e tecnologico. Saperi e sapori di avventura e immersione nella realtà”. Ribadisce: “Lo sport insegna a vedere l’altro non come un nemico da abbattere, ma come un avversario da superare, con gli strumenti dell’impegno, della correttezza, del sacrificio e della volontà”.

Conclude Gian Marco: “Lo sport ci insegna, prima di tutto, a superare i nostri limiti. A rispettare le regole e le persone, riconoscendone il valore professionale e umano. Facendoci capire che ognuno di noi acquisisce senso, e conquista un ruolo, solo se si rapporta positivamente con gli altri”. È giusto sintetizzate il tuo messaggio nella frase: praticare lo sport per imparare a vivere? “Direi proprio di sì. La mia vita ne costituisce la prova”.

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