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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Apertura della pesca in Umbria a rischio? Ambientalisti alla Regione: "Rinvio e massimo due catture al giorno"

Legambiente Umbria e il Wwf hanno inviato una lettera alla Giunta regionale in vista dell’imminente apertura della stagione della pesca

Legambiente Umbria e il Wwf, in occasione della giornata in difesa dei fiumi italiani, denominata “La protesta dei pesci di Fiume”, hanno inviato una lettera alla Giunta regionale in vista dell’imminente apertura della stagione della pesca alla trota prevista per l’ultimo fine settimana di febbraio. Una missiva-appello dove si chiedono dei profondi cambiamenti e il posticipo dell'attività degli oltre 30mila pescatori non professionisti. "Chiediamo il posticipo della stagione piscatoria - hanno scritto gli ambientalisti - prevedendo calendari comuni tra regioni limitrofe e l’introduzione di maggiori limitazioni di cattura giornalieri più adeguate alle necessità biologiche dei nostri fiumi”. 

Obiettivi della proposta: sollecitare la Regione Umbria ad intraprendere sin dalla prossima imminente apertura, una serie di misure volte a favorire e a promuovere una più sostenibile attività di pesca per garantire una corretta salvaguardia e conservazione dei nostri fiumi. Gli ambientalisti si battono per la fine dell'immissione di trote - pronta pesca -, per limitare a poche catture la battuta e di spostare verso la primavera l'inizio della pesca nelle acque di categoria b. In attesa delle risposta della Regione - che già in passato non si è detta favorevole alle modifiche - ecco nel dettagliodelle richieste di Legambiente Umbria e WWF Umbria:

Pronta pesca - Le massicce introduzioni di trote di ceppo atlantico, non autoctono, hanno prodotto la rarefazione della Trota mediterranea, autoctona e indicata dalla Direttiva 92/43/CEE tra le “specie animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione”, oltre che inquinamento genetico. I ripopolamenti “pronta pesca” continuano ad essere un inutile spreco di denaro, e servono solo ad accontentare formalmente le richieste dei pescatori (o meglio di quella parte di essi meno informata e attenta verso una seria gestione della pesca). I corsi d’acqua dovrebbero essere gestiti in modo tale da assicurare l’incremento della produttività naturale, nel riequilibrio biologico e mantenimento delle linee genetiche originarie delle specie ittiche.

Posticipo apertura stagione pesca - La difformità dell’avvio della stagione di pesca che si è venuta a creare lo scorso anno, a causa del mancato accordo tra le due regioni limitrofe Umbria e Marche, ha portato inevitabilmente ad un eccessivo aumento di pescatori sui fiumi umbri con gravi conseguenze soprattutto per le acque di pregio e i delicati ecosistemi della Valnerina. E’ evidente anche ad osservatori meno attenti dal punto di vista ambientale, che orde di pescatori che campeggiano e accendono fuochi in modo spregiudicato sulle sponde dei fiumi, svolge una eccessiva pressione su ecosistemi fragili come sono i corsi d’acqua minori della nostra regione. Seguendo le indicazioni della UE e per non compromettere la riproduzione delle trote autoctone, alcune regioni italiane hanno posticipato i loro calendari: ad esempio la Regione Emilia Romagna prevede l’apertura della pesca l’ultimo fine settimana di marzo, la Regione Marche apre alla pesca il secondo fine settimana di marzo. Vanno definiti accordi interregionali che prevedano analoghi calendari considerando anche che è estremamente dannosa l’apertura sfalsata della stagione piscatoria come rischia di avvenire anche quest’anno tra Umbria e Marche.

Limitazione all'attività di pesca sportiva per il rispetto delle esigenze biologiche delle specie – Vanno introdotte maggiori limitazioni di cattura giornalieri più adeguate alle necessità biologiche come del resto hanno già previsto altre regioni italiane a cominciare dall’Emilia Romagna, a cominciare dal vietare la pesca di esemplari di trote fario con lunghezza inferiore a 30 cm e limitare il prelievo a n.2 capi giornalieri, prevedendo che al raggiungimento di n.2 capi, sia fatto obbligo di cessare l'attività di pesca, oppure proseguire la pesca solo con tecniche che prevedono l'uso di esche artificiali, con amo singolo privo di ardiglione e il conseguente rilascio immediato del pesce catturato.

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