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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Umbria Mobilità, l'insostenibile pesantezza dei servizi su Roma

Non ci sono solo i crediti per 50milioni, ma anche altri 71 che il Comune romano dovrebbe elargire ad Atac che poi deve rigirare a Roma Tpl (partecipata dagli umbri). Tutte le voci della crisi

Sarà anche vero quello che ha ribadito ancora un volta il presidente di Umbria Mobilità, Giovanni Moriconi, che nonostante tutto la fusione delle varie compagnie di trasporto umbro nella società unica regionale è stata una scelta vincente, ma sta di fatto che nella migliore delle ipotesi è nata non proprio sotto i migliori auspici. Eh già perchè l'azienda unitaria ha avuto ed ha una serie infinita di problemi che ne mettono in discussione la sopravvivenza - crescono sempre di più gli scettici nel salvataggio soprattutto all'interno della Regione - e che trovano la conferma anche dai dati forniti oggi in Comune dal presidente Moriconi.

Primo punto: intanto la presenza di Umbria Mobilità su Roma - come società partecipata - non costa solo crediti per 40milioni di euro arretrati, ma tra tutto si arriva a 110 milioni di euro. Il Comune di Roma deve versare ad Atac (azienda di riferimento del Comune di Roma) qualcosa come 85 milioni di euro ridotti a 71 - transazione - che la società dovrà versare direttamente a Roma Tpl (partecipata da Umbria Mobilità) stando alla decisione della magistratura su una controversia. Oltre questo ci sono interessi e garanzie che gli umbri hanno dato alle banche in attesa di questi denari. Insomma una situazione senza fine che dimostra come questo investimento sulla Capitale non è stato poi l'affare della vita come da tempo ci vogliono far credere. Ma c'è anche dell'altro che sta alla base di una situazione economica disperata per Umbria Mobilità.
 
Dopo la fusione, sono sopravvenute per Umbria Mobilità alcune partite finanziarie straordinarie. Queste nel dettaglio: necessità di “coprire” le obbligazioni assunte dall’ex società spoletina tramite un mutuo di circa 7 milioni di euro destinato in origine alla mobilità alternativa, ma poi utilizzato in concreto per la gestione ordinaria.  Nell’ex Fcu - la centrale umbra dei treni - c’era un contenzioso del 2006 con la società Cogenmar, da cui Fcu è risultata soccombente, con conseguente pignoramento di beni e servizi in Umbria Mobilità per 3,5 milioni di euro. Inoltre si sono verificati ritardi nei pagamenti da parte della P.A. dalla nascita della Società ad oggi costantemente, salvo brevi periodi come negli ultimi mesi, pari a 8-12 milioni di euro, ad oggi pari a 6,5 milioni. 
 
Con tutte queste problematiche, Umbria Mobilità – a detta del Presidente – è arrivata ad una situazione insostenibile. Per questo l’Assemblea dei Soci ha deciso di procedere ad un aumento del capitale di 25 milioni di euro, con scadenza a metà del 2013. Nel contempo l’azienda unica ha ottenuto un prestito dalla Provincia di Perugia pari a 3,8 milioni ed un’anticipazione dalla Regione di 3,6 milioni. Con questi prestiti l’azienda è riuscita ad andare avanti nel mese di settembre. Per la gestione futura, evidentemente, si fa affidamento sull’aumento del capitale, il quale, però, ha fisiologicamente tempi lunghi. Per tali ragioni Umbria Mobilità ha chiesto alle banche un prestito “ponte” per arginare le difficoltà del breve periodo.
 
Ma nonostante tutti gli atti formali il prestito non è ancora arrivato perchè si attendono ulteriori informazioni che stanno raccogliendo dei supervisori richiesti dalle banche e messi in campo dalla Regione. E le indiscrezioni sono tutt altro che positive.  Come il futuro ingresso del socio privato - Ferrovie dello Stato - dopo l'aggravarsi della situazione potrebbe non avverarsi.

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