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Cronaca

L'Umbria non è un paese per la differenziata, Legambiente boccia tutti: effetto eco-mafie

Nessun comune umbro premiato da Legambiente nell'ambito del premio nazionale Comuni Ricicloni 2016.  E' l'effetto Gesenu, ma sono anche gli effetti sia delle interdittive anti-mafia ma anche di quella differenziata che cresce troppo poco in Umbria tanto da aver costretto la presidente Catiuscia Marini a prendere provvedimenti urgenti per spronare quei comuni rimasti troppo indiestro. 

"In Umbria c'è poco da stare allegri per quanto riguarda la gestione dei rifiuti e non ci sono storie virtuose da raccontare e da premiare - spiega Maurizio Zara Vicepresidente di Legambiente Umbria - Grande attenzione ce l'ha invece l'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia che ha portato all'indagine di ben 12 persone tra top manager e tecnici di Gesenu e di TSA con l'accusa di traffico illecito di rifiuti e avvelenamento colposo di acque e per alcuni di loro anche di associazione a delinquere. Inchiesta sfociata anche nell’interdittiva antimafia da parte della Prefettura di Perugia nei confronti di Gesenu e che ha meritato l'attenzione della Commissione bicamerale sul ciclo illecito dei rifiuti".

Legambiente spiega che in Umbria la raccolta differenziata è "non uniforme nel territorio regionale, dove la modalità del porta a porta spinto, l’unica che garantisce qualità e quantità, non è ancora estesa a tutto il territorio; impianti di compostaggio e di selezione scarsamente efficienti nella selezione e non adeguati alle migliori tecnologie, per cui il recupero di materia è stato sempre limitato". 

Dunque lo smaltimento in discarica è rimasto centrale, tanto che queste sono piene e per alcune si prevedono ampliamenti, così come non è definitivamente archiviato l'incenerimento dei rifiuti per la chiusura del ciclo. Il tutto condito da un sistema di illegalità che riguarda una classe di politici, professionisti e imprenditori interessati al ciclo dei rifiuti con l'ottica del profitto personale e del profitto imprenditoriale fuori dalla legalità, come denunciato dal Procuratore della Repubblica di Perugia Luigi De Ficchy alla Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali.

"La vera scommessa per l'Umbria è che i Comuni - sottolinea Maurizio Zara - diano piena attuazione alla Delibera di Giunta 34/2016, e si riapproprino della governance del ciclo dei rifiuti, per troppo tempo demandata ai gestori tecnici, puntando sulla riorganizzazione della raccolta differenziata a cominciare dalla frazione organica, passando alla tariffazione puntuale, decretando lo stop definitivo all'incenerimento dei rifiuti, aumentando i costi di discarica, per non renderla più conveniente e costruendo impianti di riciclo. E’ bene ricordare che all’interno del pacchetto europeo sull’economia circolare non si parla più di obiettivi di raccolta differenziata ma di obiettivi di riciclaggio che dovranno essere quelli di recuperare il 65% dai rifiuti urbani e 75% dei rifiuti di imballaggio (a livello europeo e entro il 2030) ponendo come obiettivo vincolante la riduzione al 10% dei rifiuti da portare in discarica".
 

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