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Caccia, l'Enpa 'spara' contro la Regione Umbria: "Solo una manovra elettorale"

Critiche serrate contro il calendario venatorio appena approvato: "Conferma di essere una delle regioni più filovenatorie d'Italia"

“L'Umbria, con l'adozione del nuovo calendario venatorio, conferma di essere una delle regioni più filovenatorie d'Italia; una Regione che, per non perdere i consensi delle doppiette - una categoria, questa, che ogni anno si assottiglia sempre di più - è comunque disposta a contravvenire ai pareri scientifici, alle norme nazionali e alle direttive comunitarie”. Lo dichiara Paola Tintori, referente Enpa per l'Umbria, contestando la nuova delibera regionale che tra l'altro darebbe il via libera alle preaperture nelle giornate del 2, 6 e 13 settembre con possibilità di sparare a ben 10 specie (Alzavola, Marzaiola, Germano Reale, Tortora, Merlo, Colombaccio, Cornacchia Grigia, Ghiandaia, Gazza, Quaglia).

Il calendario venatorio umbro, sottolinea la Protezione Animali, continua a non tenere conto né delle modifiche apportate alla legge 157/9, per sanare una procedura d'infrazione comunitaria, né dei pareri scientifici dell'Ispra. “In Umbria - prosegue Paola Tintori - si continua a consentire ‘lo sparo selvaggio’ contro numerosissimi animali. Il che denota un atteggiamento di profonda arroganza e di disprezzo nei confronti del nostro Paese, dell'Europa, della guida ai calendari venatori redatta dall'ISPRA, la cui validità è riconosciuta anche all'estero. Tutto questo con l'obiettivo di guadagnare qualche voto in più: e così, mentre i cacciatori esultano, gli animali vengono uccisi barbaramente e con la più assoluta noncuranza nei confronti delle norme e della scienza”.

Proprio di recente, prosegue la nota dell’Enpa, “l'Unione Europea ha inviato all'Italia una procedura PILOT (propedeutica rispetto a una procedura di infrazione) anche perché alcune regioni come l'Umbria continuano ad autorizzare la caccia durante il periodo della migrazione prenuziale e della riproduzione”. Il Ministro dell'Ambiente, dal canto suo, “è intervenuto nella scorsa stagione venatoria con un provvedimento storico, ovvero imponendo lo stop della caccia al 20 gennaio per beccaccia, tordo bottaccio e cesena, di solito prese a fucilate durante la fase di migrazione”. “La Regione - prosegue Tintori - invece di adempiere, ha lasciato inalterati i periodi di caccia a queste specie, come nulla fosse, dimostrando un rispetto verso lo Stato e i cittadini pari a zero, se non meno”.

“L'Europa ci sta chiedendo conto di quello che sta accadendo nelle regioni italiane. In particolare l'Europa vuole sapere perché si continua a sparare a ben 19 specie il cui stato di conservazione è sfavorevole in Italia e in Europa (classificate come SPEC2 e SPEC3); quali controlli vengono eseguiti e dove sono i piani di gestione; in che modo le regioni adottano la Guida dell'Ispra per emanare calendari venatori e perché si prosegue con l'autorizzare gli spari nei periodi non consentiti- aggiunge Andrea Brutti, dell'Ufficio Fauna Selvatica di Enpa -. Le regioni come l'Umbria, con la loro arroganza, stanno esponendo i cittadini al rischio di future sanzioni comunitarie e stanno venendo meno all'obbligo della tutela e della protezione della fauna. Un danno irreparabile per gli animali selvatici, ma anche per l'Italia la cui immagine è sempre più assimilata a quella dei luoghi dove si pratica ancora la "caccia selvaggia" a specie protette, di un Paese non sicuro e non rispettoso delle regole. E la regione Umbria, così ricca di opere d'arte ma così scarsamente dotata di onestà intellettuale, contribuisce a alimentare la nostra già pessima reputazione”.

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