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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Umbria, coppia di anziani perde tutto in un’asta giudiziaria: lui se lo compra e poi glielo ridona

Ottantenni e malati, un pignoramento gli stava per togliere i mobili di casa. Il racconto di Enrico Donnola: “Attaccati a quegli oggetti c’erano dei pezzi di vita. L’ho fatto perché quelle persone sono sole”

Immaginate di essere voi i protagonisti di questa storia. È mattina e l’ufficiale giudiziario suona alla porta. Sapevate che doveva succedere, ma un conto è aspettarsi quel momento. Un altro, è viverlo. Il messo del tribunale ha in mano i fogli attraverso i quali si darà esecuzione al pignoramento dei mobili di casa: tavoli, sedie, tappeti. “Si vedeva che quegli oggetti erano frutto di una vita di lavoro e fatica. Che attaccati a quelle vetrine c’erano pezzi di vita”.

Terni, è una mattina di fine novembre. Enrico Donnola – trentenne spoletino – arriva in città con il furgone. Ha comprato all’asta del mobilio che gli interessava per arredare una sua casa di proprietà. Lui le aste giudiziarie le conosce. Ed ha iniziato a capire anche le storie che spesso nascondono. “Non è vero – racconta – che queste vicende accadono soltanto a chi non ha più niente. Spesso, c’è chi se ne approfitta”.

“Quando siamo arrivati, la padrona di casa mi ha trattato veramente male. Ma era comprensibile”. Ed è qui che questa storia prende una piega imprevista. Enrico comincia a parlare con la donna. Lei è malata, suo marito anche. Hanno entrambi più di ottant’anni. Lui è nel letto, in camera. Attorno il silenzio e i frammenti di una vita che cominciano a sgretolarsi. Perché se dall’altra parte di quei fogli non ci fosse stato Enrico, l’epilogo della vicenda sarebbe stato come tanti: gli operai caricano, il furgone se ne va e la casa resta vuota.

Enrico invece vuole capire, ascoltare. E poi arriva il colpo di scena. Fa mettere per iscritto all’ufficiale giudiziario che tutto quel materiale da lui comprato all’asta, sarebbe dovuto restare lì dove era sempre stato. “Una donazione, non un regalo – precisa – Perché altrimenti potrebbe essere di nuovo aggredito da qualche pignoramento”.

La signora non crede ai suoi occhi, ringrazia. È senza parole, le restano soltanto altre lacrime. Ma stavolta sono di gioia. “Quanto ho speso? Non è importante. Perché l’ho fatto? Perché ho visto la solitudine di queste persone e perché il pensiero è andato a mio padre, Pompilio, che non c’è più da sette anni…”.

Ma non è finita qui. La coppia di anziani è davvero sola. “Hanno un nipote, ma anche lui ha dei problemi”. E la visita di qualche giorno fa dell’ufficiale giudiziario potrebbe non essere l’ultima. “So che hanno altri procedimenti in corso. Per nessuno è facile affrontare certe cose, figuriamoci per una persona anziana”.
E così Enrico ha deciso di dare ancora una mano. “Mi sto muovendo per capire com’è la loro situazione e se è possibile bloccare gli altri procedimenti”.

Il bello è che parlandoci, con Enrico, si capisce che non lo fa per visibilità o per chissà quale tornaconto personale. “Mi hanno chiamato in tanti per raccontare la mia storia. Ma non mi interessa”.

Gli interessa che le persone, che quelle persone, non siano sole. Luci, sipario. Applausi.

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