Omicidio Polizzi, in aula tutto l'odio covato da Valerio nei confronti di Alessandro

Sono usciti dall’aula senza batter ciglio, dopo un’udienza durata solo un’ora, durante la quale Riccardo e Valerio Menenti, seduti l’uno accanto all’altro, hanno ascoltato le deposizioni dei carabinieri che intervennero subito dopo la rissa che avvenne al Red Zone tra il tatuatore e Alessandro Polizzi. Riccardo, accusato di omicidio, pare essere assente oggi in aula con quel sorriso che appare come un ghigno. Valerio ha sul volto, invece, tutta l’ansia di quella condanna che potrebbe arrivare.

Oggi, 26 gennaio, si è tentato di far luce sui rapporti che intercorrevano tra i giovani con l’intento di spiegare e di comprendere il movente che ha spinto Riccardo Menenti a introdursi nell’abitazione del giovane. Dalle scorse udienze è apparso in maniera chiara quel rapporto di interdipendenza tra figlio e padre. Lo stesso rapporto che avrebbe potuto spingere Menenti a vendicarsi di quei segni lasciati da Alessandro Polizzi sul volto di Valerio. 

Dalle testimonianze dei carabinieri sembrerebbe, infatti, che Alessandro abbia picchiato Valerio all’uscita della nota discoteca perugina. I militari, una volta, intervenuti sul posto interrogarono i ragazzi, ma il tatuatore dichiarò di essersi provocato da solo quei tagli sul viso per poi, però, presentare una denuncia pochi giorni dopo. Un particolare non di poca importanza, dato che questo potrebbe essere uno dei motivi che ha spinto Riccardo Menenti a farsi giustizia da solo, uccidendo il povero Alessandro. Il processo sta comunque per giungere alla fine e se una condanna per Riccardo sembra ormai essere scontata, in quanto reo confesso. Ciò che non appare del tutto scontato è che Valerio finisca dietro le sbarre. Sarà, infatti, compito dei pm Duchini e Miliani, dimostrare il concorso del figlio nell’omicidio Polizzi.