rotate-mobile
Cronaca

Omicidio Polizzi, la difesa tenta di "santificare" Valerio e schiera gli amici del cuore...

Ad essere chiamato a testimoniare anche Don Luca, parroco di Ponte San Giovanni, che non ha saputo fornire dettagli in merito al contesto sociale in cui si sono svolti i fatti, non conoscendo né la vittima né l'imputato

La sala d’aspetto è affollata. Questa volta a testimoniare sono gli amici di Valerio Menenti, chiamati dalla difesa con l’intento di “addolcire” la figura del tatuatore che secondo l’Accusa sarebbe il mandante dell’omicidio di Alessandro Polizzi, ucciso, sempre in base alla ricostruzione effettuata dai pubblici ministero, Antonella Duchini e Gemma Miliani, con un colpo a sangue freddo dal padre di Valerio nel suo appartamento in via Ettore Ricci.

Lo descrivono come un ragazzo disposto a donare tutto agli altri. Un giovane dai tratti ingenui  che ripone troppa fiducia nel prossimo. “Gli dicevo che non doveva fidarsi di tutti e che non tutte erano il grande amore”, sono queste le parole che escono dalla bocca di una delle migliori amiche del tatuatore. Lei, ballerina e proprietaria di una scuola di danza, difende a spada tratta Valerio: “Non era capace di tanta violenza... e in passato non ha mai fatto nulla di simile”. E ancora: “Passavano le serate a mangiare pane e olio fino alle cinque del mattino, parlando solo delle nostre creazioni artistiche”. 

Ad essere tirata in ballo è anche Julia Tosti, la giovane fidanzata di Alessandro Polizzi che la stessa sera dell’omicidio rischiò di finire ammazzata dalla furia di Riccardo Menenti: “La vidi un giorno in ospedale. Mi sembrò alterata e ebbi la sensazione che mi volesse parlare”. Poi il racconto di quelle minacce a seguito di un post apparso sulla bacheca di Valerio Menenti e scritto per mano della ragazza: “Mi minacciarono per aver scritto che io comunque continuavo a volergli bene  nonostante tutto”. Lei amica intima della famiglia Menenti, al punto tale che ha accompagnato la madre del giovane in tribunale, sembra non nutrire dubbi sull’innocenza di Valerio descrivendolo in maniera del tutto diversa da come è apparso nelle udienze precedenti. 

La difesa cerca anche di smontare la testimonianza chiave del compro oro che sentì urlare Valerio “Manderò due albanesi a ucciderlo”. Il ragazzo è stato infatti visto dormire nel suo letto al Santa Maria della Misericordia e come riporta il figlio del suo compagno di stanza: “Aveva la flebo”. Un dettaglio, quest’ultimo, che potrebbe far presumere l’impossibilità dell’imputato a muoversi. C’è poi quel polipo alla gola che non permetteva a Valerio di alzare la voce. A confermarlo il medico del Santa Maria della Misericordia. Polipo che verrà oltretutto operato il lunedì successivo. 

Ad essere chiamato a testimoniare anche Don Luca, parroco di Ponte San Giovanni, che non ha saputo fornire dettagli in merito al contesto sociale in cui si sono svolti i fatti, non conoscendo né la vittima né l’imputato. Oggi pomeriggio si tornerà un’altra volta in aula. Ad essere chiamato un altro amico di Valerio che dovrebbe far chiarezza sull’arma del delitto. La prossima udienza fissata per il 16 febbraio. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Omicidio Polizzi, la difesa tenta di "santificare" Valerio e schiera gli amici del cuore...

PerugiaToday è in caricamento