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Cronaca

Ha un tumore al seno, il medico non se ne accorge: lungo calvario per una donna

Adesso spetterà al giudice Daniele Cenci decidere se il medico è realmente colpevole di lesioni personali colpose nei confronti della paziente

Puntuale come sempre era andata a fare la visita al seno per accertare che tutto fosse nella norma. Un esame di routine che spesso può anche salvare la vita, ma questa volta, qualcosa deve essere andato storto, perché il radiologo quel carcinoma, presente nella mammella destra, proprio non l’ha visto.

Passa un anno, la donna continua a vivere serenamente la propria vita, sicura di stare bene. Poi un’altra visita,  ma da un altro dottore. Questa volta la malattia c’è, ma in realtà c’è sempre stata. Qual carcinoma era presente anche un anno fa, ma il primo radiologo non era riuscito a individuarlo. Inizia il lungo calvario. 

La donna, che all’epoca dei fatti aveva 46 anni, decide di curarsi nel noto Istituto Europeo Oncologico di Milano. Si sottopone a una mastectomia totale della mammella destra, a una mastectomia, invece, parziale di quella sinistra, alla chemioterapia, alla radioterapia e all’asportazione dei linfonodi ascellari.

Un’operazione radicale che sarebbe, forse, potuta essere stata evitata, se il primo radiologo si fosse accorto in tempo del carcinoma al seno. L’uomo che lavora nell’ospedale di Città di Castello è adesso al centro di un processo che lo vede imputato, come si legge nel capo d’imputazione, per “imperizia e negligenza nell’esercizio della professione medica”. Il radiologo è stato così accusato di lesioni personali colpose nei confronti della paziente, residente ad Assisi.

Si cerca comunque di fare chiarezza sulla vicenda e l’ultima perizia, effettuati dai due periti chiamati a deporre oggi, 13 marzo in aula, sembra parlare chiaro: “Ci sono casi in cui - affermano di fronte al giudice monocratico Daniele Cenci - non è possibile prevedere una malattia. E’ come trovarsi di fronte a un plotone di soldati e vedere loro fare improvvisamente dietro front”. Un tumore considerato “particolare” e difficile da “scovare”.

Le domande si susseguono una dietro l’altro, perché non sempre è semplice comprendere cosa si celi all’interno del nostro corpo e come questo si possa improvvisamente ribellare contro noi stessi. A fonte dell’ultima perizia la donna ha così deciso di rimettere la querela nei confronti del medico. Adesso spetterà alla Giudice decidere se le accuse siano effettivamente fondate. I due medici hanno concluso: “Se si fosse agito in tempo avremmo risparmiato alla donna forse qualche radioterapia, ma niente di più. Contro tumori come questi ancora non siamo in grado di fare nulla”.

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