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Cronaca

Truffa alla Stranieri - Il mistero degli studenti "fantasma" e delle rette sparite: chi ha intascato i soldi?

I due indagati cinesi negano di aver trattenuto le cifre, i tre italiani non sono accusati di aver preso denaro

I due indagati cinesi nell’ambito dell’indagine sugli ammanchi nel bilancio dell’Università per Stranieri di Perugia non sanno nulla dei soldi. Scorrendo il capo d’imputazione i tre italiani indagati non devono rispondere dell’accusa di essersi impossessati di denaro. La domanda sorge spontanea, quindi: dove sono finiti i soldi che mancano nella casse dell’ateneo?

Sono 1.600 gli studenti cinesi che si sarebbero preiscritti per poter ottenere i documenti di espatrio per motivi di studio all’Università per stranieri di Perugia, per seguire i corsi di lingua e cultura italiana denominati Turandot e Marco Polo. Preiscrizioni effettuata tramite una agenzia cinese che attraverso un documento, rivelatosi poi falso, avrebbe trattenuto una percentuale sulla tassa universitaria. Secondo la Procura di Perugia, però, c’era un trucco che avrebbe provocato un buco di 3 milioni e 900mila euro nel bilancio dell’ateneo perugino: questa preiscrizione e il relativo appannaggio all’agenzia cinese, non sarebbe mai stata concordata in sede di consiglio d’ateneo e non approvata neanche in seguito.

I sostituti procuratori Paolo Abbritti e Giampaolo Mocetti contestano a cinque persone, tre italiani e due cinesi, il reato di truffa per avere instaurato “una prassi per le iscrizioni, differenziale rispetto a quella relativa a tutti gli altri corsi, tale per cui venivano rilasciati, dietro semplice presentazione da parte delle agenzie cinesi di una lista di studenti, i certificati di preiscrizione necessari per l'ottenimento dalle Autorità diplomatiche del visto di ingresso, con relativa quietanza di pagamento senza che potesse essere controllato né preventivamente, né successivamente l'abbinamento dei pagamenti con gli specifici nominativi di studenti a cui erano riferiti”, in aggiunta avrebbero predisposto “due convenzioni” con firma “apposta da terzo non identificato” con una agenzia che aiutava gli studenti a sistemarsi in Italia e che riconosceva loro “provvigioni del 37% e del 39% sulle tasse di iscrizione degli studenti cinesi ... mai approvate dagli organi deliberativi dell'Università”.

Nel 2016 risulta che che i “Proventi per la didattica ... alla data di chiusura dell'esercizio 2015, erano di euro 4.860.813, quando in realtà detti proventi erano pari a euro 5.908.647, mentre i “crediti di studenti per tasse e contribui alla data di chiusura dell’esercizio 2015, erano pari a euro zero, quando in realtà detti crediti erano pari ad euro 846.263,37” e che “le maggiori entrate dell'esercizio 2015 rispetto all'esercizio 2014 derivanti dal Progetto Marco Polo e Turandot, erano di euro 818.024, quando in realtà tali maggiore entrate erano di Euro 1.878.867”.

Stessa situazione nel 2017, quando i “proventi per la didattica alla data di chiusura dell’esercizio 2016, erano di euro 4.221.328, quando in realtà detti proventi erano pari euro 4.893.567” e i “crediti di studenti per tasse e contributi erano pari a euro 308, quando in realtà detti crediti erano pari ad euro 1.686.464,13”.

Nel 2018 dichiarati “euro 4.220.996, quando in realtà detti proventi erano pari euro 5.005.588” e nel “conto mastro, denominato ‘Tasse programmi particolari’ era falsamente indicato per euro 970.728,39 a fronte di effettivi euro 1.755.320,00”.

Dei 1.600 studenti cinesi solo per 322 l’ateneo aveva acquisito gli indirizzi di residenza, per “un importo medio da recuperare, per ciascun creditore di circa 3.250 euro, con un massimo di 6.500 e un minimo di 5 euro”, trovandosi di fronte alla particolare “situazione dei debitori, tutti cittadini cinesi di giovane età (con un’età media di 20 anni al momento dell’iscrizione) che non posseggono debiti propri né beni aggredibili in Italia”.

Dalle carte della Procura di Perugia, però, si comprende solo che questi soldi sono spariti. Su chi li abbia presi rimane il mistero, come su chi sia stato a falsificare gli atti dell’ateneo per consentire all’agenzia cinese di trattenere una percentuale su quanto avrebbe dovuto versare ogni singolo studente.

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