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Cronaca

Truffa degli studenti cinesi, Università per Stranieri ed ex rettrice si costituiscono parte civile contro gli indagati

La Procura contesta il reato di truffa in relazione agli ammanchi delle quote di iscrizione ai corsi Turandot e Marco Polo

È “guerra” di tutti contro tutti per la vicenda dell’ammanco all’Università per Stranieri di Perugia. E si registra anche il ritorno in Italia di uno dei due imputati cinesi.

Secondo la Procura di Perugia ci sarebbe un “rosso” di quasi 4 milioni di euro nei conti dell’Università Stranieri di Perugia a seguito della presunta truffa per le iscrizioni di migliaia di studenti cinesi che seguivano i corsi Turandot e Marco Polo.

Gli studenti cinesi arrivavano in Italia grazie a progetti di cooperazione internazionale, tramite agenzie specializzate per questo tipi di scambi culturali. Queste agenzie si sarebbero occupate anche del pagamento delle tasse di iscrizione ai corsi, trattenendo una percentuale e pagano la retta. Questa percentuale, però, sarebbe stata decisa da un funzionario, indagato, e mai approvata dal senato accademico; ma per le agenzie cinesi quello sconto sarebbe stato già attivo, quindi avrebbero trattenuto le somme a loro riservate.

I due cittadini cinesi, difesi dall’avvocato Leonardo Orioli, sono sospettati di aver architettato una truffa più vasta, falsificando atti ufficiali dell’Università e proponendo un’iscrizione scontata (per poter incassare la differenza sull’intero ammontare che gli studenti avrebbero pagato). Sconto proposto come ufficialmente accettato dall’ateneo.

“I miei assistiti si proclamano estranei ai fatti ed esprimo piena fiducia nella magistratura – ha affermato l’avvocato Orioli – Teniamo a sottolineare, inoltre, che c’è grande interesse e stima nei confronti dell’istituzione del Gallenga ché rimane punto di riferimento per gli studenti cinesi”.

Le indagini della Procura di Perugia (l’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato a cinque persone, tre dipendenti della Stranieri e due cittadini cinesi) riportano bel altro. L’allora direttore generale dell’ateneo e l’allora responsabile per le relazioni internazionali avrebbero fatto passare, senza autorizzazione del consiglio di ateneo, una sorta di pre iscrizione per permettere alle autorità cinesi di rilasciare i visti agli studenti prescelti. Nelle pre iscrizioni sarebbero finiti anche studenti che poi non sono mai giunti in Italia.

A questo punto sarebbe entrata in scena l’agenzia dei due cinesi. Senza autorizzazione dell’ateneo, infatti, sarebbe stato riconosciuto un accordo fra la Stranieri e l’agenzia che riconosceva il diritto alla società di trattenere una provvigione sulle iscrizioni. E questo avrebbe provocato il buco milionario.

Il tutto fatto attraverso documenti falsi, come un verbale di una riunione del senato accademico nel quale si avanza la proposta di ridurre il costo dell’iscrizione per gli studenti cinesi del 20%. Il secondo documento, invece, sarebbe un atto di un funzionario, sempre con firma falsa, con il quale si darebbe il via libera allo sconto.

I cinque indagati sono difesi dagli avvocati Francesco Falcinelli, Giosuè Naso, Michele Gamboni e Leonardo Orioli. L’accusa di truffa in concorso viene contestata a Cristiano Nicoletti, allora direttore generale dell'ateneo di Palazzo Gallenga, Fabrizio Focolari, allora responsabile per le relazioni internazionali, Yin Liu e Zeng Delong. Simone Olivieri è accusato di violenza privata nei confronti di una dottoranda, testimone dell'intera vicenda, per averla chiusa in un ripostiglio per costringerla a prendersi la colpa di tutto.

Ora l’Avvocatura dello Stato si è costituita contro Nicoletti, Focolari, Zeng e Liu. Olivieri, indagato a sua volta, si è costituito parte civile contro i cinesi e Nicoletti e Focolari, ritenendo di essere stato messo in mezzo dagli stessi.

Colpo di scena la costituzione dell’ex rettrice Grego Bolli, tramite lo studio Brunelli, in quanto si riterrebbe danneggiata (all’epoca dirigeva la Stranieri) da tutta la vicenda.

L’udienza è stata aggiornata al 7 marzo del 2023 per la valutazione da parte del giudice per l’udienza preliminare delle nuove disposizioni introdotte dalla riforma Cartabia e che interessano proprio lo svolgimento dell’udienza preliminare.

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