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Cronaca

Vende abiti su Instagram, ma non li consegna: accusato di truffa, se la cava per la particolare tenuità del fatto

Il giudice per l'udienza preliminare toglie la contestazione dell'aggravante e dichiare il non luogo a procedere

Vende abiti su Instagram, ma dopo che l’acquirente h a pagato non li spedisce e finisce sotto processo per truffa aggravata.

L’imputato, difeso dall’avvocato Dario Epifani, è comparso davanti al giudice per l’udienza preliminare con l’accusa di avere pubblicato su Instagram “Uninserzione inerente all’offerta della vendita di uno stock di capi d’abbigliamento per un prezzo variabile a seconda dei prodotti acquistati”.

Il cliente che voleva acquistare la merce aveva intrattenuto “una conversazione telefonica mediante il medesimo social network”, ma sarebbe stato tratto in inganno dal venditore che avrebbe dissimulato “la mancata volontà di adempiere” alla vendita, “procurandosi l’ingiusto profitto di 130 euro, somma accreditata dalla persona offesa quale corrispettivo per la merce ordinata”, ma mai consegnata.

La Procura di Perugia contestava anche l’aggravante di aver commesso il fatto “profittando della minorata difesa della persona offesa in relazione alle circostanze di luogo, ovvero alla condizione della trattativa a distanza, con mezzi telefonici e telematici atti a ostacolare l’identificazione dei responsabili e delle loro manovre fraudolente”.

In sede di udienza preliminare, però, il giudice ha valutato l’opzione giuridica della particolare tenuità del fatto. L’unico ostacolo era la contestazione dell’aggravante.

Ostacolo superabile grazie alla produzione, da parte della difesa, degli screenshot della chat tra acquirente e venditore, dai quali si evince che erano intercorse delle video chiamate, quindi il truffatore era facilmente identificabile (come poi d’altronde è avvenuto). L’imputato, inoltre, si trova detenuto presso un altro carcere italiano per un cumulo di pena che lo terrà in cella fino al 2031.

Anche la pubblica accusa ha ritenuto percorribile la strada della particolare tenuità del fatto, con eliminazione delle aggravanti, facendo sì che il giudice per l’udienza preliminare potesse dichiarare il non doversi procedere.

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