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Cronaca

Promettono soldi facili e premi: in 3 finiscono sotto processo per la truffa piramidale con 300 vittime

L'operazione della Guardia di finanza aveva smantellato un'organizzazione che agiva tramite due siti internet (oscurati) e finte premiazioni in un albergo di Perugia

Si scrive multilevel marketing o vendite piramidali, ma si legge (specie nei capi di imputazione) "schema Ponzi" o truffa. Come nel caso di tre persone, una perugina difesa dall’avvocato Francesco Gallo e due toscane, accusate di aver organizzato una truffa con un giro d'affari di 100mila euro e scoperta dalla Guardia di finanza di Perugia.

Secondo le Fiamme gialle, che avevano anche sequestrato e oscurato due siti web, gestiti dai tre utilizzati per promuovere la truffa, le vittime del raggiro sarebbero almeno 300, in tutta Italia. Il terzetto avrebbe promesso facili guadagni e vantaggi economici ai primi aderenti all’iniziativa o a chi portava più associati: buoni carburanti, sconti fino al 100% (cioè in regalo) per l’acquisto di auto, camper e una casa. A Perugia era stata organizzata anche una finta premiazione con la consegna delle chiavi di un’auto, alla presenza di numerosi potenziali clienti.

Per “entrare nel gioco”, si legge nelle carte dell’inchiesta, era necessario versare 390 euro e convincere almeno altre due persone a sottoscrivere il progetto. Chi faceva entrambe le cose, garantiva il terzetto, avrebbe ricevuto 450 euro in buoni carburante ed altri 50 euro per ogni ulteriore persona che avrebbe portato nel progetto. Non solo, perché oltre ai benefici, l’aderente veniva inserito in una piramide: alla base otto partecipanti, con il numero che si restingeva salendo fino al posto singolo per vincere premi, benefit e denaro. Per scalare la piramide, però, era necessario portare nuovi aderenti: per raggiungere il culmine ne servivano 32.

Per la Guardia di finanza di Perugia, però, proprio l’accordo contrattuale a forma piramidale di “economia condivisa”, oltre che essere vietato dalla legge, permette l’arricchimento soltanto di chi sta al vertice del progetto, tutti gli altri versano la quota associativa e non guadagnano nulla, perché la somma va subito a chi è già in cima alla piramide: cioè i tre organizzatori. Poi di soldi non ce ne sono più, in quanto il meccanismo è destinato ad interrompersi in quanto per poter soddisfare le aspettative di tutti sarebbe necessario un numero esponenziale di partecipanti.

Il terzetto, quindi, si ritrova davanti al giudice del Tribunale penale di Perugia per rispondere dell’accusa di truffa.

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