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Cronaca

Si finge marescialla della Finanza per rifarsi il guardaroba gratis, processata

Finti bonifici per portar via 382 euro di vestiti e quando la chiamano al telefono risponde: "Si rivolga al mio avvocato"

Si finge marescialla della Guardia di finanza per rifarsi il guardaroba a sbafo, ma finisce sotto processo per insolvenza fraudolenta.

La donna, difesa dall’avvocato Giuseppe De Lio, avrebbe “dissimulando il proprio stato di insolvenza” contratto “con … dipendente e coniuge della titolare dell’esercizio commerciale … un’obbligazione di pagamento per l’acquisto dei seguenti capi di abbigliamento: 1 blusa Souvenir, 1 pantalone Berna, 1 pantalone Vivolo, 1 tshirt Vicolo, 1 top Vicolo, 1 camicia Dixie, 1 pantalone Souvenir, 1 jeans Happy 25, dell’importo complessivo di 382 euro con il proposito di non adempierla, ed effettivamente non adempiendola”.

Secondo la denuncia presentata dalla proprietaria del negozio di abbigliamento, la donna si era entrata il giorno prima e aveva scelto dei vestiti. Non potendo pagare subito perché non aveva con sé il portafoglio, si faceva mettere da parte tutto assicurando che sarebbe passata il giorno dopo.

Il giorno successivo l’imputata si presentava in negozio, qualificandosi come maresciallo della Guardia di finanza, e pagava con un bonifico di 232 euro e forniva la ricevuta che il commesso stampava, mettendola in cassa.

Prima di uscire dal negozio, però, la donna effettuava un ulteriore acquisto di 150 euro, pagando con un bonifico fatto con il cellulare e inviando la ricevuta. Questo accadeva di venerdì.

Il martedì mattina la proprietaria controllava il conto tramite home banking e si accorgeva che non v’era traccia dei bonifici. Così andava a controllare le ricevute lasciate dalla donna e scopriva che il conto aveva un saldo negativo di 87 euro. Così chiamava il numero di cellulare che l’imputata aveva lasciato e si sentiva rispondere che se c’era qualche problema con i pagamenti non era colpa sua, che i bonifici li aveva fatti e se non le stava bene avrebbe dovuto chiamare il suo avvocato. E chiudeva la comunicazione senza più rispondere alle sollecitazioni della proprietaria del negozio, che si è costituita parte civile nel processo tramite l’avvocato Alessandro Bacchi.

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