Truffe semi-perfette, ecco come guadagnare facile sfruttando il genio altrui

Può capitare molto spesso che l’arte, pur nella sua più nobile forma, possa diventare fonte di guadagno anche per chi non ha mai preso in mano neanche un pennello. Ed è così che opere dal consistente valore possono tramutarsi in semplici falsi riemessi nel mercato all’insaputa dell’artista e degli acquirenti. 

A fare le spese di una truffa studiata ad hoc da un’azienda di Recanati, il celebre artista Elvio Marchionni che senza pensarci due volte ha trascinato in tribunale l’azienda in questione facendogli causa. Tutto inizia in un lontano 2005, quando l’artista porta all’impresa alcuni calchi per le rifiniture finali con dell’argento. Ben presto Marchionne diviene celebre e il suo fatturato si gonfia a tal punto che nel solo 2006, esattamente un anno dopo, arriva a guadagnare oltre 141mila euro.
Le sue opere vengono, infatti, molto apprezzate a tal punto che in poco tempo l’artista riesci a costruirsi una buona clientela. Il fatto vuole però che fosse proprio l’azienda di Recanati a fare da tramite per la vendita delle sue creazioni. Il Marchione si insospettisce solo quando vede il fatturato diminuire drasticamente, chiede quindi spiegazione all’azienda, ma ricevendo risposte blande, decide di interrompere con loro ogni rapporto.

Peccato che, come si legge nel capo d’imputazione, l’impresa continuasse a produrre le opere del Marchionne utilizzando semplicemente i calchi lasciati da lui nei loro laboratori. Passano alcuni mesi e ben presto si scopre che le opere venivano vendute in diversi negozi umbri, ignari del fatto che quelle creazioni non erano opera del noto artista. Secondo i legali del Marchionne le prove della truffa sono da ritrovare nell’utilizzo di colori diversi e materiale scadente. Adesso sarà l’artista a dover dire l’ultima parola su quanto successo con la speranza di far luce sull’intera vicenda.