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Cronaca

Truffa dei bonus edilizi, sequestrati 103 milioni di euro per false fatture e lavori mai iniziati. Il gip: "Usavano i bonus fiscali come denaro contante"

Nel mirino della Guardia di finanza due imprenditori e una società che operavano nel settore auto, ma che erano sconosciuti al fisco

Bonus facciate, aiuti per il recupero del patrimonio edilizio, bonus locazioni, superbonus 110%. Secondo la Procura di Perugia avrebbero messo in piedi un sistema per “generare e commercializzare, sull’intero territorio nazionale, fittizi crediti di imposta” per un importo milionario: due le persone indagate, una società e sequestrati 103 milioni di euro.

La Guardia di finanza ha eseguito il sequestro preventivo, firmato dal giudice per le indagini preliminari di Perugia, nell’ambito di un’indagine “sui rischi connessi all’utilizzo distorto delle diverse misure agevolative, previste dalla legislazione emergenziale, cotto forma di crediti di imposta cedibili a terzi”, attraverso la compensazione “di debiti tributari” e “monetizzabili presso banche e altri intermediari finanziari”.

La società finita nel mirino degli investigatori, operante nel settore del commercio della auto, che avrebbe “acquistato” e “rivenduto” crediti di imposta per importi molto alti, “verosimilmente riconducibili a condotte fraudolente, non in linea con l’effettiva operatività aziendale” visto che si tratta di soggetto “completamente sconosciuto al fisco e senza capacità economica.

Incrociando le informazioni presenti nelle banche dati, la Guardia di finanza ha trovato elementi che riconducono alla “inesistenza dei crediti di imposta ceduti, alla mancata esecuzione, in tutto o in parte, dei lavori e la fittizietà dei contratti di affitto”, tali da configurare “le comunicazioni di cessione di crediti, inserite nella piattaforma informatica” come “altri documenti per operazioni inesistenti”.

Il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro dei 103 milioni, ritenendo che siano il frutto di operazioni “da considerarsi inesistenti per il volume degli stessi, per il fatto che la società … aveva un’attività assolutamente slegata da quella relativa all’edilizia e alla ristrutturazione di immobili” e che “i soggetti coinvolti, cedenti e cessionari, presentano profili di criticità … non avendo presentato dichiarazione dei redditi o dichiarato redditi esigui” e che anche in caso di proprietà “non svolgono attività tali da generare i volumi di crediti di imposta indicati”.

Per il giudice sono stati indicati “lavori non eseguiti”, simulando l’emissione di fatture, gestendo la cessione del credito come se si trattasse di denaro contante, basato però su documenti fasulli e operazioni inesistenti. Da qui il blocco totale di quote societarie, compendi aziendali, del cassetto fiscale presso l’Agenzia delle entrate e il plafond di crediti compensabili, pe run importo di 103.067.709 euro.

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