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Cronaca Bettona

Depuratore di Bettona e il disastro ambientale, si decide per un unico processo

Oggi in aula, 10 aprile, è stata decisa la riunificazione del processo cha ha come protagonista la gestione del depuratore di Bettona

Si torna in aula oggi, 10 aprile, per la storia che vede come imputati i tre tecnici dell’Arpa. Una vicenda lunga e allo stesso tempo complicata. Inizialmente le accuse furono ritenute troppo generiche e quindi nulle, poi eccessivamente “specifiche”. Oggi, finalmente la svolta, dopo che il pm Manuela Comodi ha chiesto la riunificazione con l’altro filone del processo che ha come protagonista sempre il caso della gestione del depuratore di Bettona, ma come imputati invece gli amministratori e dunque il presidente di Codep Graziano Siena, i vicepresidenti Rinaldo Polidori e Giovanni Mattoni, i consiglieri di Codep Sergio Longetti e Nicola Taglioni, l’autotrasportatore Gianni Berretta, gli imprenditori Stefano Zanotti e Massimo Mencarelli.

Secondo, infatti il pm Manuela Comodi gli imputati avrebbero sistematicamente gestito illecitamente i reflui zootecnici, concentrando quantità superiori rispetto a quelle previste per legge in un numero minore di terreni, rispetto a quelli dichiarati. Il tutto, sempre secondo l’accusa, con il compiacimento dei tecnici dell’Arpa.

Tutto inizia nel 2009, quando vengono emesse 11 misure di custodia cautelare, dopo tre lunghissimi anni di indagini portate avanti dal carabinieri del Nucleo operativo ecologico diretti dal pm Manuela Comodi. Accuse pesanti per i tre che, secondo l’accusa, “omettevano continuamente e in modo mirato i controlli di loro competenza, ovvero evitando di rilevare e di riferire, o riferendo in maniera errata, sia all’autorità giudiziaria che amministrativa, le numerose violazioni di legge commesse nel tempo e consentivano ai correi la gestione illecita di ingenti quantitativi di rifiuti speciali non pericolosi”.

Una riunificazione del processo che è stata possibile solo rallentando l’altro, permettendo così oggi l’ammissione delle prove, dato che l’altro era già andato in istruttoria. Non sarebbe stato infatti possibile, se non si fossero trovato nello stesso identico grado.  

Ciò che è più grave, sempre secondo il pm Manuela Comodi, è che il funzionario dell’Arpa Susanna D’Amico avrebbero più volte comunicato agli uffici “situazioni non preoccupanti e sotto controllo”, mentre i due tecnici dell’Arpa Antonio Bagnetti e Claudio Menganna “avvertivano telefonicamente il personale Codep di autocontrollarsi e di rimuovere le tracce degli sversamenti. Infine, in base all’accusa, tutti e tre, insieme agli altri imputati dell’altro processo, sarebbero responsabili di aver provocato un disastro ambientale  “consistito nello stravolgimento e nella compromissione dell’equilibrio naturale dei terreni e delle acque, attraverso l’illecito e continuato smaltimento nel corso degli anni di milioni di tonnellate di rifiuti speciali”.

In sede di udienza preliminare vennero comunque prosciolti dal gup Luca Semeraro, perché il fatto non sussiste, per l’ex sindaco Lamberto Marcantonini, il vice Valerio Bazzoffia e i membri della giunta Andrea Castellini, Luca Costantini, Franco Massucci, Rosita Tomassetti e Rossella Lispi.

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