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Cronaca

#FerroGommaShow - Niente bici sui treni umbri. Colpa della pandemia o c’è di più?

Dall’orario invernale 2020 – 2021 è “scomparso” fino al 90% dei treni con trasporto bici al seguito

Diciamolo subito: in tempi di Covid 19, di pandemia, di zone rosse ed arancioni, potrebbe sembrare folle preoccuparsi di un simile problema. Si potrebbe liquidare il tutto come “stessero a casa i cicloturisti che questi non sono momenti per pensare a simili questioni”. Effettivamente fare cicloturismo di questi tempi potrebbe essere l’ultimo dei problemi, ma siamo sicuri che una simile affermazione resti attuale anche tra un paio di mesi? Soprattutto siamo sicuri che sia il Covid la causa della scomparsa di quasi il 90% dei treni regionali umbri con servizio di trasporto bici al seguito?

Fermo restando che chiaramente vi sono delle restrizioni alla mobilità ed alle libertà personali che mal si sposano con l’idea di cicloturismo, va anche ricordato che quello della mobilità alternativa per esigenze lavorative è un settore in continua crescita. Quindi il problema della scomparsa del servizio non è solo legato a chi vuole andarsi a fare una passeggiata, ma anche a chi deve muoversi per esigenze lavorative integrando il treno con la bicicletta. Ma di quanto si è ridotta l’offerta? Nei giorni feriali si è passati dai 51 treni con servizio trasporto bici al seguito dell’orario estivo 2020, ai 14 treni attuali (- 73% dell’offerta). Il sabato si è passati dai precedenti 47 agli attuali 11 (- 77%), mentre la domenica si è passati da 35 treni a soli 3, cioè un crollo del 92% dell’offerta, con in più il fatto che nessuno di questi sia diretto, o provenga dal nord. Praticamente tutto ciò che c’è a nord di Perugia va “conquistato” a pedalate.

Ora, come già detto, e con tutto il rispetto per gli affezionati della categoria dei cicloturisti (di cui chi scrive peraltro ne fa parte), non parrebbe decisamente essere il momento per il cicloturismo. Tuttavia la questione merita di essere sollevata in considerazione di due importanti fattori. Il primo, di natura burocratica, riguarda il contratto di servizio stipulato tra la Regione Umbria e Trenitalia che prevede l’offerta del trasporto bicilette al seguito, oppure il versamento di una penale alla Regione Umbria in caso di inadempienza da parte di Trenitalia. Pandemia o non pandemia si tratta di un contratto valido a tutti gli effetti, quindi la domanda da porsi è se la Regione Umbria abbia chiesto conto a Trenitalia di tale inadempienza contrattuale. Da indiscrezioni non ufficiali trapelate dall’assessorato regionale parrebbe che non sia stata ancora presa in esame la questione.

Ciò ci porta al secondo fattore da considerare: la scomparsa del trasporto biciclette al seguito è dovuto alla pandemia, e a considerazioni strategiche ad essa correlate, oppure vi sono altri aspetti di natura tecnica? Parrebbe proprio che ci sia di più della questione Covid. Sono infatti letteralmente scomparse le vetture adibite al trasporto biciclette. La scomparsa di queste vetture, peraltro adibite anche al trasporto disabili, non ha nulla a che fare con la pandemia, quanto piuttosto con esigenze di circolazione dei treni regionali umbri sulla linea Direttissima Roma – Firenze. Da tempo ormai l’accesso a tale linea è subordinato all’utilizzazione di mezzi dotati di un sistema di sicurezza a posizionamento satellitare noto come E.R.T.M.S. (European Rail Trafic Management System). Attualmente ne sono provvisti solo i locomotori tipo E464 che muovono i suddetti treni, mentre procede a rilento l’attrezzaggio delle vetture pilota (dotate di cabina), che erano poste alla parte opposta del treno rispetto al locomotore, e che ne assicuravano il telecomando (detto anche “reversibilità”). Ecco dunque che da alcuni mesi i treni regionali umbri si presentano nella insolita veste di essere mossi da due locomotori, uno a ciascun capo del treno di vetture.

Abbiamo già detto che parrebbe che la questione del trasporto biciclette non sia stata sollevata nei colloqui tra Trenitalia e la Regione Umbria, ma la questione della mancanza di vetture pilota per l’indispensabile servizio di trasporto disabili invece sì. Ciò è evidente dal fatto che i treni regionali umbri hanno visto entrare in composizione carrozze a vestiboli larghi adatte al trasporto disabili proprio per sopperire alla scomparsa delle vetture pilota. Tuttavia occorre precisare che anche in questo caso si è avuta una flessione nel numero dei treni attrezzati per tale servizio (sebbene molto più leggera rispetto a quella del servizio trasporto bicilette).

Ovviamente la necessità di avere il servizio trasporto disabili non è minimamente paragonabile alla mancanza di un servizio trasporto bicilette sul piano umano e del comune senso civico. Tuttavia la Regione Umbria ha da sempre riconosciuto e pubblicizzato la propria vocazione turistica, e, tenuto conto dei modelli matematici e statistici più accreditati sull’evoluzione della pandemia nei prossimi mesi, è verosimile che per l’inizio dell’estate la situazione del Covid (e del piano vaccinale) dovrebbe consentire la riapertura delle Regioni e la ripresa dei flussi turistici. A quel punto l’Umbria, che spesso ha invitato i turisti a venire a scoprirla proprio con il cicloturismo, sarà preparata alla ripartenza del settore? Può sembrare sciocco, ma in un momento storico che ha visto il settore alberghiero e della ristorazione devastato dalla pandemia, ogni singolo turista potrebbe essere ossigeno indispensabile sia per le attività del settore, che per tutto il resto del territorio.

Troppo presto per preoccuparsene ancora? Forse sì. Ma non fu così che la pensarono alla Regione Friuli Venezia Giulia quando, un anno fa, in pieno lockdown nazionale, si pose questo stesso interrogativo. L’11 giugno del 2020 venivano infatti consegnate le prime carrozze per il trasporto bicilette. Tali carrozze, ottenute mediante profonde modifiche all’arredamento interno di vetture già in asset al Trasporto Regionale locale, hanno consentito di raggiungere l’obbiettivo di trasportare oltre 100 bicilette sui treni a maggiore frequentazione in servizio regionale. Troppo ambizioso e costoso realizzare carrozze con ampie zone dedicate al trasporto bicilette? Allora basti dire che Trenitalia stessa si è posta il problema a dicembre 2020. A partire dalla metà del mese infatti hanno iniziato a comparire sulla rete nazionale carrozze recanti i pittogrammi del trasporto bicilette al seguito. Al contrario delle vetture sviluppate per la Regione Friuli Venezia Giulia, quelle sviluppate da Trenitalia per le Divisioni Trasporti Regionali sono invece caratterizzate da minime modifiche all’arredo interno. Peraltro si tratta dello stesso tipo di vetture che attualmente svolgono l’indispensabile servizio trasporto disabili sui treni regionali umbri. Insomma, anche in tempi di Covid, e di zone rosse e variamente arancioni, una grande azienda nazionale come Trenitalia ha pensato che la questione del trasporto biciclette non sia solo un “capriccio” di una ristretta cerchia, ma una esigenza strategica dalle numerose ricadute positive. Noi in Umbria come la pensiamo?

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