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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Città della Pieve

Tomba etrusca di Salci, il Consiglio di Stato premia il contadino "Indiana Jones"

Il Ministero aveva revocato il premio per la scoperta e il Tar aveva confermato la decisione. Adesso tutto ribaltato, riconosciuti merito e premio

Un sito archeologico è come la scena di un crimine. Chi vi si muove deve farlo con attenzione e piena coscienza al fine di evitare contaminazioni e la distruzione di importanti elementi da investigare.

Ed è per questo motivo che la Soprintendenza archeologica dell’Umbria ed il Ministero dei beni culturali avevano revocato il premio per il "rinvenimento, previsto dall’art. 92 co. 1 lett. c) per lo scopritore fortuito di oggetti di interesse storico – archeologico" in relazione alla "tomba di epoca etrusca in località Salci a Città della Pieve".

Adesso, però, è arrivata la decisione del Consiglio di Stato che ha aaccolto il ricorso del contadino che aveva fatto la scoperta e ordinato l’esecuzione della sentenza. Riconosciuto, quindi, il merito dell’involontaria scoperta e il diritto al premio.

L’involontario “Indiana Jones”, però, non aveva accettato la decisione di Sovrintendenza e Ministero e, tramite gli avvocati Michele Pellegrini, Giovanni Pravisani e Fiammetta Modena, aveva presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale, contestando la ricostruzione degli enti ministeriali. La decisione di revocare il premio è conseguenza dell’applicazione delle norme sui ritrovamenti archeologici che impongono, allo scopritore, di denunciare il tutto entro 24 ore.

Nel caso in esame, invece, il rinvenimento di una cavità contenente una tomba antica non sarebbe stato denunciato "entro le prescritte 24 ore, atteso che non il giorno 23 ottobre 2015 (giorno della scoperta della cavità), ma solo nella serata del 24 ottobre 2015, avrebbe acquisito piena consapevolezza della valenza archeologica del rinvenimento" denunciando poi "la scoperta in data 25 ottobre 2015, ossia “oltre le ventiquattro ore previste dalla legge” (cfr., nota della Soprintendenza in data 26 novembre 2015)". Ribattono gli avvocati dell’uomo: "Anche a voler ritenere che il ricorrente non abbia denunciato la scoperta entro le previste 24 ore, il diniego assunto dalla Soprintendenza sarebbe comunque illegittimo, atteso il mancato rinvenimento di oggetti trafugati o danneggiati, che proprio l’obbligo di tempestiva denuncia entro le 24 ore è destinato a prevenire".

I giudici amministrativi avevano rigettato il ricorso dell’uomo, dando ragione a Soprintendenza e Ministero, perché "per giurisprudenza costante il termine di ventiquattro ore per l’effettuazione della denuncia di rinvenimento di cose di interesse storico-artistico, decorre non dal momento in cui viene acquisita piena conoscenza della valenza culturale di un oggetto o dell’effettiva importanza archeologica dello stesso, bensì dal momento del concreto rinvenimento fortuito di esso".

A testimoniare il momento del rinvenimento c’è un verbale dei carabinieri che recita: "Alle ore 18,00 circa del giorno 25 ottobre 2015 (…) il signor … (…) riferiva che il giorno venerdì 23 ottobre 2015, durante alcuni lavori di aratura di un terreno (…), rinveniva oggetti antichi e cocci di vasellame". Per i giudici non ha importanza "la circostanza che il … possa essersi reso effettivamente conto dell’importanza del proprio rinvenimento il 24 ottobre 2015, giorno in cui si è calato nella cavità scorgendo, tra l’altro, i sarcofagi ivi adagiati, non competendo né a lui né al proprietario del fondo accertare la consistenza del ritrovamento". La legge, d’altronde, impone "di preservare l’integrità del bene, come dimostrato dalla previsione secondo cui chi rinviene le cose in questione deve provvedere alla conservazione temporanea di esse, lasciandole nelle condizioni e nel luogo in cui sono state rinvenute". Vista la delicatezza della materia, però, i giudici hanno deciso per compensare le spese.

Adesso il Consiglio di Stato, dopo sei anni, ribalta la sentenza e riconosce meriti e premio.

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